“No, le due canzoni che ho presentato a Sanremo non parlano d’amore, anche se ognuno può interpretarle come vuole. Le ho scritte in un momento della vita nel quale volevo infondere coraggio a me stessa, senza la pretesa di voler insegnare alcunché agli altri. Volevo solo dirmi: Noemi, ce la puoi fare”.
Ci spieghi, allora, il significato dei due pezzi che hai presentato ieri sera al Festival.
“Bagnati dal sole, quella scelta, è la confessione dei miei difetti, è la volontà di accettarli per ciò che sono, arrendendomi a questa consapevolezza, il calore e l’abbandono di essere investiti da quel che potrà essere, sapendo che tu sei così e non potrai cambiare più di tanto. Un uomo è un albero, è come, invece, vorrei essere e se l’altro titolo è un ossimoro, questo invece ricorda che per crescere dobbiamo avere le radici ben piantate nella terra e uno slancio verso il cielo, come gli alberi, che possiedono una coerenza ed una forza secolare per inseguire l’obiettivo, resistendo alle spinte del vento”.
Questi due brani fanno parte del nuovo cd, Made in London?
“Sì, ambedue sono il cuore di questo mio nuovo progetto nel quale credo talmente tanto che per difenderlo mi butterei nelle fiamme. Per realizzarlo mi sono trasferita nella capitale britannica, senza presunzione ma con coraggio. E da lassù ho capito ancora di più quanto sia grande l’Italia: non volevo abbandonare o tradire il mio Paese, ma capirlo meglio da una distanza rivelatrice. Ho messo la mia carriera in gioco, ben pensando che gli inglesi non aspettano il tuo arrivo. Ti annusano, e se gli piace ciò che fai ti aiutano a realizzarlo.
Dovrebbe essere così anche in Italia, non crede?
Infatti, così dovremmo fare noi italiani, contribuire tutti insieme a risollevare le nostri sorti, perché sabbiamo bisogno gli uni degli altri. Diceva Gandhi: se vuoi cambiare le cose, cambia tu per primo. E questa è stata la mia scommessa: tentare di evolvermi in un ambiente più fertile per la musica, scoprendo la mia leggerezza. Ai ragazzi che decidono di intraprendere la mia stessa strada dico di non fermarsi mai, di non cercare scorciatoie. Se sei nato per cantare sarebbe innaturale smettere, sarebbe come morire. Trovate voi il modo di far sentire la vostra voce”.
Attualmente vive a Londra: è un po’ un cervello in fuga o no?
“All’inizio era un discorso artistico, poi Londra mi ha conquistato. Ora faccio un po’ qua e là, sto preparando il tour che partirà il 17 aprile da Milano”.
Nostalgia dell’Italia?
“Amo il mio Paese, come già ho detto, non è stato un tradimento, ma capisco i ragazzi che se ne vanno. Da noi manca il dialogo con le istituzioni, ti abbandonano al tuo destino, mentre in Inghilterra ti vengono incontro, c’è meno burocrazia. E i cittadini hanno una forte coscienza civica, che da noi manca”.
I bookmaker la danno per favorita. Lei che dice in proposito?
“Io favorita? I miei pezzi sono poco sanremesi e diversi. Perciò mi sento un outsider. Sono molto curiosa di vedere la reazione della gente”.
Nella serata dedicata ai grandi campioni cosa presenterà?
“Proporrò La costruzione di un amore di Ivano Fossati, un pezzo che davvero ti spezza le vene nelle mani per l’emozione. La canterò da sola, ma con un capolavoro del genere, Ivano sarà in qualche modo accanto a me sul palco”.