In quest’ottica, la trasmissione prova a raccontare laraccontare la storia di Carlo Vichi, 91 anni, la maggior parte dei quali dedicati ad una storica fabbrica di televisori (la Mivar) che ha appena chiuso perché schiacciata dalla concorrenza die colossi asiatici dell’elettronica.
I dieci comandamenti, di cui vi avevamo già dato ampie anticipazioni, tentano anche di portare all’attenzione del pubblico l’angoscia di persone come Mario Amodio, 35 anni, ex operaio dell’Ilva di Taranto malato di tumore. E parlano di storie come quella di Emanuele Feltri, un giovane cui la mafia, in provincia di Catania, ha bruciato l’appezzamento di terra che aveva acquistato e avvelenato gli animali. Poi le luci si accendono su di un transessuale che decide di cambiare vita, su un ex ‘ndranghetista diventato testimone di giustizia e su un imprenditore costretto dalla crisi a vivere nella sua fornace.
Tutte queste vicende e altre ancora saranno raccontate da Domenico Iannaccone. Ma sottotilea il conduttore, lo faremo con la lentezza. Un ‘tempo’ che ha trasferito nel suo programma, ‘I dieci comandamenti’, in onda su Raitre il venerdì (in seconda serata).
Iannaccone spiega: “la lentezza, non si trova più in una televisione in cui c’è un meccanismo di rincorsa verso la notizia e nel modo in cui comunicarla. Chi arriva primo, vince. Stavolta mi sono chiesto se non fosse possibile guardare quello che succede e prendermi il tempo necessario per raccontarlo. Con un respiro più ampio, quasi cinematografico, per una televisione che non vuole guardare dal buco della serratura ma raccontare il dolore, fatta da un autore che, per anni, si è nutrito di maestri come Sergio Zavoli, Pier Paolo Pasolini e Luigi Comencini”.
Il progetto è statao molto apprezzato dal capostruttura Giovanni Anversa che lo ha definito “Un’ottima operazione televisiva di grande qualità”.
Mentre il direttore di Raitre Andrea Vianello sottolinea: “Siamo orgogliosi di fare la seconda edizione di questo programma e valorizzare il talento di Domenico che è nato come giornalista di inchiesta ma ora ha scelto un’altra linea: non scovare risposte a problematiche di attualità ma trovare il lato umano che c’è in ogni storia. Lo fa anche con il silenzio quando serve, lasciando parlare il suo interlocutore”. Vianello spiega che “il titolo è rimasto lo stesso della prima edizione perché, anche se non ci sono più le puntate dedicati ai singoli comandamenti, l’ossatura etica è rimasta la stessa. Portiamo in tv tematiche che, a volte, sono sgradevoli da affrontare ma la televisione non deve mettere la testa sotto la sabbia”.