Ma ha sempre mantenuto il proprio obiettivo: realizzare una singolare rassegna stampa di quanto è accaduto il giorno prima in tv, attraverso le immagini dei programmi che, accostate in maniera ironica e appropriata, sprigionassero quell’intelligente ironia chiave di lettura di quanto mandato in onda. Proprio questo montaggio ha contagiato il mondo della tv, tanto da far creare termini come “blobbino”, “blobbato”, “blobbismo”
Dunque l’ironia come arma di seduzione. Eppure Enrico Ghezzi, il padre di Blob ha sempre tenuto a sottolineare “non ho mai pensato di sedurre il pubblico”. Ma il programma è divenuto un vero fenomeno televisivo sul quale sono state scritte varie tesi di laurea presso le Università di Roma, Siena, Milano, Lecce, Perugia, Trieste, solo per cirane alcune.
Se oggi Ghezzi festeggia i 25 anni della sua creatura, domani la celebrerà a Roma in una full immersion nell’universo di Blob. Tutti gli appuntamenti sono previsti alla sala Trevi a partire dalle 17 del pomeriggio. Sarà una giornata di autocelebrazione a ingresso gratuito che inizia proprio con la proiezione di “Blob- Fluido mortale”, film cult del 1958 con l’esordiente Steve McQueen. E’ preso da qui il mostro simile alla marmellata che invade ogni sera, da 25 anni, la sigla della trasmissione di Enrico Ghezzi con gli spettatori che scappano in massa dalla sala cinematografica.
Alle 18,30 “Il cinema visto da Blob” con tutte le schegge di cinema presenti in cento puntate. Alle 19,15 segue un montaggio de Il meglio di Blob, d2gli anni 1992-1998, da mani pulite alla discesa in campo di Berlusconi, al governo Prodi. Inoltre saranno proiettate la prima puntata del 17 aprile 1989 e l’ultima, del 18 aprile 2014. Dall’inzio ad oggi per documenatre anche come è cambiato l’approccio alla notizia mantenendo sempre il medesimo schema.
Infine, alle 21 ci sarà un incontro con Enrico Ghezzi e tutta la redazione che lavora al programma.
Anticipa Ghezzi a riguardo:
I numeri son più che mai fallaci e inadatti per parlar di Blob. La Blob Condicio è la sicurezza che a vincere è sarà fu l’insoddisfazione. Il trionfo di piccole grandi sublimi bruttezze incerte, lontane dalla sicurezza ideologica delle grandi bellezze. 25 anni sono troppi e son nulla. Il muro intarsiato e impiallacciato, tessuto tra immagini suoni parole scoppi di luce e ombre, muta a ogni istante. Sappiamo di non averlo mai toccato davvero, forse solo per questo lo riconosciamo nella sua opacità trasudante di immagini trasparenti. Le scelte di montaggio e i salti a volte vertiginosi avvengono in ‘surplace’ quasi immobili. A ogni duna di sabbia che si disfa, quel che pare deserto si invola e si posa in altre forme.