Per realizzare la trasmissione è stato contattato il gruppo di Satiriasi, rassegna comica della capitale di cui Comedy Central ricalcherà il format. Pochi dunque gli ingredienti: un palco, un’asta, un microfono e sette comedian, sempre gli stessi, che si esibiscono live e presentano a turno la serata. Si tratta di Francesco De Carlo, Mauro Fratini, Velia Lalli, Giorgio Montanini, Saverio Raimondo, Pietro Sparacino e Filippo Giardina, il fondatore.
Dopo cinque stagioni e i corteggiamenti di La7, Rai Due, Italia Uno e La Effe, Satiriasi arriva sul piccolo schermo come la conosce chi frequenta la Locanda Atlantide di San Lorenzo, storico quartiere di Roma: monologhi senza freni inibitori.
Il riferimento contenuto nel nome è infatti duplice: da un lato il richiamo alla satira, dall’altro il significato letterale; la “satiriasi” è una malattia sessuale, ninfomania declinata al maschile. Con una simile premessa, il linguaggio non può che essere esplicito e volgare, infarcito di quei pensieri che la morale cattolica e le convenzioni sociali ci inibiscono dal pronunciare ad alta voce.
Niente di nuovo nella tradizione satirica: nella piazza medievale ad esempio, venivano elaborati nuovi linguaggi fatti da imprecazioni, bestemmie e blasfemie che rovesciavano l’ordine costituito dalla comunicazione ufficiale. L’esagerazione veniva utilizzata per esorcizzare la paura del potere, religioso e temporale, che perdeva forza davanti a un riso dissacrante.
Sbaglia quindi chi crede che la satira possa essere educata, sarebbe anacronistico chiederlo: la satira al contrario è eversiva per definizione. Non solo nella forma espressiva, ma anche nei contenuti, perché si occupa di politica, sesso, religione e morte, temi che dividono.
Con gli anni ovviamente cambia la concezione di cosa sia controverso: nel 1959 a Vianello e Tognazzi bastava uno sketch sull’allora Presidente della Repubblica Gronchi, caduto dalla sedia durante un incontro ufficiale alla presenza del presidente francese Charles De Gaulle, per essere allontanati dalla Rai; oggi una scenetta simile non avrebbe alcun effetto, nemmeno sullo spettatore. Eppure in Italia, nell’ annus domini 2014, i comici televisivi si uniformano in abusate parodie di Uomini e Donne, C’è posta per te e Masterchef, oppure puntano ad un target adolescenziale con travestimenti vari.
Nel frattempo, nei paesi anglosassoni, Louis Ck parla di matrimoni gay, l’appena ventiquattrenne Daniel Sloss ironizza sull’aborto contraccettivo della zia, Ricky Gervais si spinge a battute sull’errata interpretazione del super-uomo di Nietzsche da parte di Hitler.
La comicità matura della stand up è un genere diffuso in tutto il mondo, tanto che dal 2010 ci stanno provando persino in Qatar, con tutte le difficoltà che comporta seguire le orme di Lenny Bruce in un Paese teocratico: divieti che obbligano a non fare riferimenti all’emiro, a non offendere l’Islam, a non pronunciare parolacce.
Come emittente Comedy Central dà molto spazio alla stand up comedy, anche nei social: nella sua versione italiana invece, finora, i programmi di punta sono stati Metropolis e una sitcom con Melissa Satta e Omar Fantini.
Adesso però, ad esportare il genere, ci stanno pensando i malati affetti da satiriasi: comunque vada, i pionieri di questo «giro di giostra» sono loro.