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La serata si apre in uno studio vuoto; sullo schermo Vasco Rossi in un monologo sugli spari sopra; subito dopo entra il pubblico. E’ poi la volta di un video di Enrico Ghezzi, l ‘autore; entra quindi Flavio Insinna in smoking.
La voce fuori campo di Pippo Baudo lancia un’invettiva contro la tv volgare sia nei contenuti che nelle immagini; ecco dunque MedioCrazia, un montaggio dei gestacci dei politici con colonna sonora di Trainspotting.
Collegato con lo studio, Enrico Ghezzi racconta che la trasmissione nasce da un’idea del figlio, che gli aveva suggerito di proporre un tv una versione dell’inserto Il Mattinale del Manifesto.
Segue un altro contributo video: Bruno Vespa era arrivato ieri, perché il giovedì una volta era il giorno di Santoro, della lotta contro la Democrazia Cristiana; adesso invece i comunisti non sono più seri come quelli di una volta. Il conduttore lo invita per la diretta.
Vediamo poi il compianto Ginfranco Funari in tutta la sua irruenza sul piccolo schermo.
Si torna in studio con Carlo Freccero che, come primo argomento, parla dei contratti dei dipendenti Rai, poi di Marco Giusti, l’altro autore dello show, come vittima di una morte simbolica. Interviene al telefono Paolo Bonolis: “Blob è una sorta di Bignami della storia attraverso gli occhi del montatore“.
Per Enrico Mentana Blob si caratterizza perché ha un filo conduttore e uno sguardo ironico sempre presente, spesso molto più efficace dell’informazione. Seduto al suo fianco, allo stesso tavolo con mortadella in bella vista, Giuliano Ferrara.
Proseguono i filmati, da Sandra Milo che legge la lettera di Veronica Lario quando annuncia il divorzio da Berlusconi, fino ad un impietoso video che ci ricorda le sfilate di nudo, i fondoschiena e i corpi delle donne andati in onda in questi anni.
In omaggio a Gad Lerner, anche lui in studio, squilla il telefono; dall’altro lato c’è Silvio Berlusconi, e parte la telefonata dell’allora premier, quella della “conduzione turpe” e del “postribolo televisivo“.
Questo speciale di Blob si sta affermando come un vero e proprio esercizio di memoria collettiva, riportando alle mente molti momenti impietosi del Paese che avevamo rimosso.
Poco dopo riviviamo anche l’attentato alla Torri Gemelle e il G8 di Genova.
Al termine del primo blocco pubblicitario, il giornalista Maurizio Mannoni ha sostituito Insinna; nel frattempo al tavolo si sono seduti Giordano Bruno Guerri e Luisella Costamagna; con loro, anche Gianni Boncompagni.
Ripartono i filmati: il messaggio di Bin Laden, la fine del comunismo e la sconfitta di Occhetto.
Interviene telefonicamente Adriano Celentano, il primo ad aver impedito alla redazione di usare le sue immagini. Freccero gli chiede cosa ne pensi della situazione attuale; lui risponde che gli sembra di essere in una casa in cui, da un momento all’altro, potrebbe suonare l’allarme perché stanno scoppiando i bombardamenti.
Si va avanti con uno scontro virtuale Berlusconi-Santoro ai tempi in cui il giornalista era un uomo Rai.
Accompagnato al pianoforte, Insinna esegue Canto perché sono stonato. Arriva anche Gerardo Greco da Agorà.
Mentre Furio Colombo, collegato dallo stesso salone di Ghezzi e Alba Parietti, sostiene che Blob con le sue associazioni ha fatto capire cosa succedeva davvero nel Paese, in studio inizia un momento di talk in cui si discute del programma stesso: metatelevisione al quadrato.
Una chicca: Franca Leosini intervista in esclusiva l’assassino Enrico Ghezzi, colpevole di aver minato con la sua creatura la credibilità di personalità che il mondo ci invidia.
La celebrazione prosegue, e con una punta di perfidia rivediamo Andreotti immobile dalla Perego. Rimanendo in tema, in studio Frankie Hi-Nrg rappa un monologo contenuto ne Il divo si Sorrentino. C’è pure Antonio Rezza sul palco di Blob, poi pubblicità.
Si riparte con la musica di Franco Battiato; sullo sfondo scorrono immagini di fodoschiena e seni femminili. In alto a sinistra lo schermo titola Corpus domini.
Michele Cucuzza accompagna Emilio Fede al tavolo con gli altri giornalisti: è il momento giusto perché Insinna reciti il discorso della discesa in campo di Silvio Berlusconi inframmezzandolo con le parole di Renzi. Poco prima del resto, erano andati in onda proprio alcuni spezzoni riguardanti il caso Ruby.
Il conduttore inizia quindi a ringraziare chi ha reso possibile la serata; purtroppo alla fine Pippo Baudo non è stato presente, però ecco la sua interpretazione del monologo finale di Blade Runner.
Insinna fa uscire il pubblico dallo studio per concludere in modo intimo; mentre sullo schermo scorre il messaggio di Fiorello che canta Happy Birthday, Insinna si siede sulle scale.
Il finale è affdato a Vittorio Sgarbi, che invece di Capra! ripete Blob!: sono rimasti ancora tre minuti, sembra che né lui né Insinna se ne vogliano andare, ma Sgarbi non ha dubbi: “Tanto Blob non finirà mai”. L’immagine sfuma; lo schermo diventa nero; una voce fuori campo ammonisce gli spettatori: “E non avete ancora visto nulla…”
Stavolta è finita davvero.