Dopo l’anteprima, si parte con il primo pezzo: nella televisione italiana manca la funzione catartica, che dà il senso di liberazione a fine spettacolo. Gli antichi greci andavano a teatro per vedere tragedie come Medea, Lisistrata: la nostra Anna Maria Franzoni è niente in confronto, visto che un figlio se l’è pure tenuto. Invece, a differenza di quanto accadeva secoli fa, l’arte in Italia non è per niente catartica, perché le nostre star sono più banali di noi: Jovanotti è vegano.
Nella prima candid Montanini si finge un dottore che si batte contro la piaga dell’omosessualità: c’è pure il banchetto con tanto di manifesto, megafono e occhialetti d’ordinanza. Il tutto davanti a una farmacia. La soluzione all’omosessualità è semplice, dice lui: basta una pillola che, specifica, non è una supposta: va assunta per via orale.
La gente che passa lo riempie di soavi vezzeggiativi, ma la componente attoriale di Montanini è a prova di insulti. Ha pure una spalla: un omosessuale convertito.
Il secondo monologo riguarda i social in cui i 50enni approcciano le ragazzine diciassettenni: una volta, per conoscerne una, bisognava andare a un concerto di Max Pezzali, e l’idea è riprovevole. Invece, grazie a Facebook, ognuno fa il porco a casa sua. Si passa poi ad una rflessione più generale in cui Facebook viene definito come “pornografia dei sentimenti“: pur di avere qualche mi piace, si mette in piazza anche la morte della propria nonna.
Nella seconda candid Montanini è il giornalista di una rete locale: il comico è in un centro commerciale, dove chiede pareri sulle unioni civili. Poi raggiunge gli intervistati nel bagno degli uomini cercando di corteggiarli: sono tutti aperti finché si parla della teoria davanti alla telecamera, ma quando ricevono delle avances, la situazione cambia.
Ultimo monologo: quanti hanno fatto educazione sessuale a scuola? L’unica educazione che abbiamo sono i racconti degli amici e i film porno: entrambi fiction. Parte disanima approfondita: non solo finti, i porno sono pure maschilisti, visto che viene rappresentato sempre e solo l’orgasmo maschile.
Nel frattempo, durante i ringraziamenti finali, per la prima volta, il programma è entrato nei trending topic su Twitter in quarta posizione.
Termina dunque così Nemico Pubblico-Live, il nuovo programma della seconda serata di Rai Tre. E quando scriviamo “nuovo” intendiamo proprio una trasmissione che non evocava odore di naftalina tra un break pubblicitario e l’altro.
Sei puntate di candid che ci hanno fatto ridere e satira sociale che ci ha sì fatto ridere, ma anche mostrato una prospettiva alternativa ai luoghi comuni che tendiamo ad assumere come dati di fatto. Davvero dobbiamo ancora continuare a dire che gli animali sono migliori degli uomini? Piantatela,sostiene il comico, perché il cane di Pacciani ringhiava alle vittime e scodinzolava a Pietro. Davvero pensiamo che il razzismo sia una questione di colore della pelle? Suvvia, riguarda invece le opportunità economiche e sociali, tant’è che ce la prendiamo con gli zingari, ma continuiamo a tifare per un pluripremiato evasore fiscale qual è stato Valentino Rossi. Per la cronaca, per voi che fischiate Balotelli allo stadio perché nero: sappiate che il “negro” siete voi, probabili lavoratori precari; Balotelli è un bianco.
In tv Giorgio Montanini andava preso a piccole dosi: gli spettatori vanno abituati al linguaggio di Nemico Pubblico, assuefatti come sono da anni di traffico, suocere e crisi del settimo anno: c’era una verginità da perdere.
Fin troppo sbrigativo descriverlo “politicamente scorretto”: la sua è semplice sincerità nei confronti di chi lo guarda. Si tratta poi dello stesso pubblico per cui non esita a fingere di tuffarsi nel Tevere o, ancora, rischiare di farsi picchiare dopo aver legato il nonno in carrozzella ad un palo o, come oggi, dopo aver approcciato un uomo. Allo spettatore ci si dona senza accarezzarlo, perché è l’ipocrisia della realtà ad essere feroce; nessuno ne è escluso.
Forse bisognerebbe ringraziare il comedian marchigiano e i suoi autori: al di là della facile retorica, hanno dimostrato che il comico non è un buffone, ma un essere pensante che osserva con attenzione ciò che lo circonda. Si potrebbero dunque aprire nuovi spazi per quei monologhisti che, ad esempio, non basano la propria comicità sulle canzoni parodia o sui commenti ironici ai recenti fatti politici.
Intanto, come confermatoci dallo stesso Montanini, le probabilità che ci sia una seconda stagione sono molto alte. Del resto, gli ascolti l’hanno premiato, confermandosi tra il 6 e il 7% di share e superando anche il milione di telespettatori.
A dimostrazione che la sincerità paga, persino in televisione.