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Abbiamo incontrato Raspelli che ci ha raccontato il suo excursus professionale e molti aspetti inediti della sua personalità.
Dopo tre decenni trascorsi sul piccolo schermo, come pensa che sia cambiata la televisione?
Rivedere oggi alcuni programmi, soprattutto quelli che si occupavano delle tradizioni del nostro Paese, comunica un senso di malinconia. Il telespettatore guardava soltanto uno studio scarno con una grafica ingenua dal quale si lanciavano i vari servizi; in questo senso io sento lo scorrere del tempo e avverto quanto sia mutata la comunicazione nel mezzo televisivo. Faccio un esempio: il programma Viaggio lungo la Valle del Po’, di Mario Soldati, a vederlo oggi comunica una sensazione quasi patetica.
Dopo tanti anni di Melaverde, non sente il bisogno di nuove esperienze televisive?
Melaverde per me rimane un punto fermo della mia carriera professionale. E’ diventato un programma di successo che, persino in replica, conquista il 14% di share. Andiamo in onda in una fascia oraria molto concorrenziale, quando su Rai Uno c’è addirittura il collegamento con l’Angelus del Papa. Detto questo, mi piacerebbe aggiungere al mio impegno con Melaverde altri progetti professionali.
Che tipo di progetti?
Si tratta di due proposte che coinvolgono il teatro e il cinema. Dopo il successo dello scorso novembre, quando al teatro di Milano mi sono improvvisato cantante, esiste la concreta possibilità di mettere in scena un “Raspelli show”nel quale io sarei ancora cantante in un repertorio di brani tra gli anni ’60 e ’70, tutti ancora da definire. Ma c’è qualcosa che mi blocca.
Ci spiega di che si tratta?
Io non ho nessun problema a parlare in pubblico, anzi, sono un gran chiacchierone e qualcuno mi definisce un ottimo affabulatore, ma ho l’ansia della “lucina rossa”. Cioè quando vado in onda, comincio ad agitarmi e non sono mai certo di rendere al massimo. Questo stato di agitazione mi dura alcuni minuti, poi scompare e lascia posto alla mia sicurezza professionale. Mi sono sempre rifiutato di ovviare a questa sensazione con farmaci.
E l’altro progetto?
Riguarda il cinema. Innanzitutto mi piacerebbe essere protagonista di una pellicola gastronomica del tipo Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa, film del ’78. Ma nell’attesa che questo sogno possa diventare realtà, un altro impegno del genere sta invece prendendo forma.
Ci spiega di che si tratta?
Sarò protagonista nel ruolo di me stesso di un cortometraggio prodotto dalla “Cooperativa sociale Insieme” che offre servizi a favore di persone disabili. La trama del film racconta la storia di alcuni chef famosi, di cucine e piatti prelibati. La mia è una partecipazione totalmente amichevole. Al mio fianco c’è l’attrice e fotomedella Maura Anastasia. Il corto ha per titolo Super chef, e le riprese sono iniziate in un ristorante di Melzo in provincia di Milano. La singolarità consiste nel fatto che è intepretato da ragazzi e ragazze, uomini e donne tutti disabili, fisici e psichici. E sarà presentato al Festival del Cinema Nuovo che si tiene a Gorgonzola il prossimo ottobre.
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Intanto ci sarà una prossima edizione di Melaverde?
A settembre su Canale 5 nella medesima collocazione oraria, andrà in onda la 17esima edizione e stiamo cominciando a registratre proprio in questi giorni. Ci avviciniamo alle 500 puntate, infatti la prima della nuova stagione sarà la numero 478.
Come è arrivato a Melaverde?
Intanto, la mia carriera televisiva è iniziata nell’83, come consulente di alcune trasmissioni. Sono passato a Rai Uno, Rai Due e Rai Tre e, successivamente, a Canale 5. Nella prima edizione, Melaverde era condotta da Gabriella Carlucci e Tony Garrani. Dopo quattro puntate, sono stato contattato dalla rete per trasformarmi in una sorta di inviato speciale; il mio intervento durava pochi minuti. Poi Tony Garrani ha lasciato ed io l’ho sostituito. Attualmente accanto a me, da anni, c’è Hellen Hidding.
Andando ancora indietro nel tempo, quando ha iniziato la sua attività come critico gastronomico?
E’ stato Cesare Lanza, ditrettore del Corriere d’informazione a chiedermi una rubrica dedicata ai ristoranti, da me chiamata Il faccino nero: da allora è iniziata la mia scalata alle cucine italiane.
Lei ha detto che la sua carriera è iniziata nell’83, ci racconta come?
Ero dietro le quinte di Che fai, mangi ?, che andava in onda dal lunedì al venerdì in diretta su Rai Due a mezzogiorno: abbiamo inaugurato la fascia del pranzo in contemporanea con Pronto, Raffaella? su Rai Uno. Ogni settimana, un cuoco scelto da me entrava in studio per spiegare e cucinare una ricetta. La conduttrice era Carla Urban, che intervistava personaggi come Federico Fellini e Leonardo Sciascia sulle loro abitudini alimentari. Nel 1988 invece, sempre condotto dalla Urban, era partito Star bene a tavola: è in quell’occasione che è iniziata la mia presenza stabile in video.
Altri programmi prima di Melaverde?
Ce ne sono diversi a cui ho partecipato, e in varie reti: Piacere Rai Uno, La Buona Tavola su Odeon Tv, Il Buongiorno su Rai Radio Due, la rubrica Eat Parade del Tg2. Nel ’99 ho preso parte anche a Fenomeni, un programma della domenica sera di Rai Due all’epoca di Freccero; lo conduceva Piero Chiambrettti, e con me c’erano Aldo Busi, Giampiero Mughini e Victoria Silvested.