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La vicenda di Alina Cossu: L’ ha strangolata e poi ha tentato di liberarsi del cadavere nascondendolo in un anfratto roccioso sugli scogli. Ma il mare, durante la notte, ha trasportato fuori dalla grotta il corpo senza vita e due pescatori l’ hanno visto dando l’allarme. Adesso l’ assassino di Alina Cossu, una studentessa universitaria di 21 anni che d’ estate lavorava come cameriera a Porto Torres, ha le ore contate. Carabinieri e agenti non l’ hanno ancora individuato, ma non disperano di riuscire a risolvere il caso in breve tempo. Nella storia ci sono alcuni punti fermi. Alina Cossu, una bella ragazza dai capelli neri e dagli occhi castani, non è stata violentata. Quando è stata trovata dai pescatori, era ancora vestita e sul suo corpo non sono state riscontrate tracce che lasciano pensare a tentativi compiuti dall’ omicida per abusare di lei. Dai primi accertamenti è invece risultato che l’ assassino si è accanito contro la sua vittima con pugni e calci alla testa, prima di strangolarla.
{module Google richiamo interno} Una volta stabilite con esattezza le cause del decesso, il lavoro degli investigatori è ora teso a raccogliere elementi sulla personalità della ragazza e a ricostruire le sue ultime ore. Alina Cossu, stando alle descrizioni dei familiari e delle amiche, era piuttosto abitudinaria, studio, casa e lavoro. Solo di tanto in tanto qualche svago la sera. Nata a Sassari, viveva da tempo con i familiari a Porto Torres, dove il padre lavora come operaio nello stabilimento della Enichem. Il padre, la madre e gli altri fratelli (due maschi e due ragazze) pare abbiano detto alla polizia e ai carabinieri di non sapere nulla di possibili flirt. Oltre ai familiari, carabinieri e polizia hanno interrogato il proprietario e gli altri dipendenti del locale nel quale Alina lavorava da un paio d’ anni in questo periodo. Il bar Acciaro, situato proprio nel centro di Porto Torres. Solitamente, quando faceva il turno serale, era il fratello maggiore che andava a prenderla con la moto per poi riportarla a casa, in Via Galvani 8, in una zona residenziale della città. L’ altra sera la ragazza ha finito il lavoro alle 23. Il fratello, come sempre, l’ aspettava fuori dal locale. Non voglio rientrare subito: faccio una passeggiata e poi torno da sola, gli ha detto Alina. E così il giovane è andato via subito con la sua moto. Poco dopo, come hanno riferito gli altri dipendenti del locale, anche lei si è allontanata, in compagnia di tre amiche che però nessuno del bar conosceva e che, stando alle descrizioni, non avrebbero fatto parte dell’ abituale cerchia di conoscenze della cameriera. Si ipotizza che le quattro ragazze possano essersi recate nel vicino Villaggio Verde, un rione della città dove a quell’ ora era in corso una festa patronale. Ma per il momento la tesi non ha trovato conferme ufficiali. L’ unico dato certo sinora, è che nessuno dall’ istante in cui si è allontanata dal bar ha più visto viva Alina Cossu.
Alle 4 del mattino, preoccupatissimi per il mancato rientro a casa, i genitori della studentessa hanno denunciato la scomparsa negli uffici della caserma dei carabinieri. Tre ore più tardi il corpo della giovane è stato trovato sull’ arenile di Platamona, la spiaggia frequentata d’ estate da migliaia di sassaresi, a meno di dieci chilometri da Porto Torres. Nella zona, sormontata da una vasta pineta, la sera si recano con le auto le coppiette in cerca di intimità. Come è arrivata fin lì Alina? Qualcuno l’ ha fatta salire a forza sulla sua macchina, ha cercato di approfittare di lei e di fronte alla sua disperazione ha perso la testa uccidendola? Sono tutti interrogativi destinati per il momento a rimanere senza risposte. Gli inquirenti stanno valutando la situazione nei minimi dettagli con la speranza di trovare i giusti appigli per risolvere il caso. Da una serie di particolari, comunque, gli uomini della squadra mobile di Sassari e i militari di Porto Torres hanno ricavato la convinzione che Alina conoscesse l’ assassino. Si sta perciò scavando nella cerchia delle sue amicizie, con la speranza di scoprire un flirt o una relazione che la studentessa avesse tenuto nascosta in famiglia.
{module Google richiamo interno} La storia di Roberta Ragusa: 44 anni, sposata, due figli, vive a San Giuliano Terme (Pisa) dove gestisce una scuola-guida adiacente alla propria abitazione. Il marito ha riferito che, intorno alla mezzanotte del 13 gennaio, al momento di andare a letto lei si è trattenuta in cucina per scrivere la lista della spesa che dovevano fare insieme il giorno dopo. Alle 6:45 il marito si è svegliato e si è accorto che la donna non era a letto. Gli abiti che avrebbe dovuto indossare erano ancora in camera, mentre mancavano il pigiama rosa e le ciabatte. Inoltre la porta di casa non era più chiusa a chiave come la sera prima e in giro c’erano tutti i suoi effetti personali: cellulare, documenti, chiavi, soldi, borsetta. Di Roberta Ragusa non si è trovata traccia da nessuna parte…molte le testimonianze contro che pesano sul marito Antonio Logli sono tante…emerse solo molto tempo dopo la scomparsa. Logli è l’unico indagato. Una storia che assume i contorni del giallo, un omicidio ancora senza cadavere e tutto da chiarire.
La storia di Lucia Manca: La scomparsa di Lucia Manca ha tenuto con il fiato sospeso per mesi non solo la sua famiglia, ma l’intero comune di Marcon e tanti altri ancora. Il 7 luglio 2011 – aveva raccontato il marito – era uscita presto, come al solito, per salire sull’autobus che l’avrebbe dovuta portare in banca , dove lavorava. Dekleva aveva anche firmato una denuncia per la sua scomparsa, ma tre mesi dopo, a Cogollo del Cengio, sulla strada per Folgaria dove la coppia aveva una casa, era spuntato un cadavere, che l’esame del dna aveva stabilito essere quello di Lucia. Nel frattempo, i carabinieri hanno ricostruito la vita della coppia, scoprendo che lui aveva un amante e che era la moglie a tenere i cordoni della borsa. Lucia gli aveva più volte intimato di lasciare l’amante e le liti in casa erano continue. Come ieri e come nell’udienza di primo grado, Dekleva ha sempre mantenuto un atteggiamento freddo e distaccato, quasi fosse una vicenda che non lo coinvolgesse. Alla fine del processo l’uomo è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio della moglie.