“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota e corro veloce per la mia strada, anche se non è più la stessa strada, anche se non è più la stessa cosa”. L’attacco struggente e pieno di ammirazione di Ayrton, canzone scritta nel 1996 da Lucio Dalla, introduce nella maniera migliore la leggenda del campione raccontata da Cielo.
Filo conduttore dello speciale, le testimonianze e il ricordo delle persone che lo hanno accompagnato nel corso della sua vita personale e professionale. Così, tra un filmato e l’altro, tra una testimonianza e l’altra, vengono ripercorse le gesta del pilota brasiliano. A partire dalla sua infanzia e dalle sue origini.
Figlio di una famiglia benestante, animato da una intensa fede religiosa, Senna si impone all’attenzione generale già nel 1984, anno d’esordio nel Circus della Formula 1, quando al volante della modesta Toleman conclude al secondo posto il Gran Premio di Monaco alle spalle di Alain Prost. Da qual momento inizia la scalata alla notorietà e un susseguirsi ininterrotto di successi dovuti al suo inimitabile stile di guida che gli permette di spingere le monoposto al di là delle loro capacità progettuali, in condizioni di asciutto, ma soprattutto sul bagnato. Nel 1985 arriva nel GP del Portogallo il primo successo in F1 al volante della Lotus, scuderia con la quale corre per tre anni. Ma è alla guida della McLaren che Senna trova la sua massima affermazione, vincendo il campionato Mondiale nel 1988 (nell’ultimo GP di Suzuka rimonta dalla 14a alla 1a posizione), nel 1990 (concluso tra le polemiche, sempre a Suzuka, con l’incidente alla prima curva con Prost), e nel 1991 (dominato con sette vittorie ottenute partendo sempre in pole position).
La drammatica fine della sua vita e della sua carriera professionale arriva al suo primo anno in Williams, in un maledetto week-end a San Marino, funestato prima dalla morte di Roland Ratzenberger, nelle prove del sabato, poi dall’incidente del campione brasiliano. A soli 34 anni, dopo aver disputato 162 GP e aver conseguito 41 vittorie, Ayrton Senna ci lasciava. Abbandonava la sua esistenza terrena per trasferirsi nel regno della leggenda. Ed è qui che il mondo intero lo ricorda.
Dopo quel tragico incidente, tutti i circuiti di Formula 1 vennero sottoposti a controlli e successive revisioni dei tracciati, quando ne ne riscontrava la necessità, per garantire maggior sicurezza ai piloti. La curva del Tamburello, nella fattispecie, fu modificata. Vennero anche adottate nuove misure, sia immediate sia a lungo termine, per aumentare la sicurezza delle macchine in gara e diminuirne le velocità. E infatti, dalla morte di Senna non ci sono più stati incidenti mortali