{module Banner sotto articoli}
Mafia – Affari sporchi in Europa un documentario di Alessandro Chiappetta con la regia di Agostino Pozzi racconta le mafie internazionali e i rapporti tra loro. Un racconto inedito che si snoda attraverso il contributo di chi si occupa di mafia nella propria attività professionale, a partire dal Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti a cui è affidata l’introduzione. Con lui, il Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia, Filippo Spiezia, ex membro dell’Agenzia dell’Ue EuroJust, il Professor Ernesto Savona, criminologo dell’Università Cattolica e fondatore del centro di ricerca TransCrime, lo storico Enzo Ciconte, ordinario di Storia Criminale all’Università Roma Tre, David Ellero, responsabile del Focal Point di Europol, Francesco Forgione, dal 2006 al 2008 Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, la giornalista tedesca Petra Reski, Renato Cortese, Capo della squadra mobile di Roma, e dal 2007 al 2013 Capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, e Sonia Alfano, ex parlamentare europea, nel 2013 Presidente della Commissione Speciale Antimafia dell’Ue.
Narratore – e testimone – del racconto è Giovanni Tizian, giornalista calabrese da anni sotto scorta per aver denunciato nel suo libro “Gotica” le infiltrazioni della ‘ndrangheta al nord; Tizian, che dopo l’assassinio del padre per mano dell’ndrangheta ha lasciato Reggio Calabria, continua ad occuparsi degli affari e dei retroscena che legano le criminalità italiane e le loro attività illecite anche oltre i confini nazionali seguendo – come insegnava Giovanni Falcone – le tracce del denaro. Un fiume di soldi impressionante che può essere la chiave per individuare la nuova colonizzazione mafiosa, a cominciare da quella delle ‘ndrine calabresi in Germania, a Duisburg dove nell’agosto del 2007 una drammatica strage fu la spia dell’espansione mafiosa all’estero.
Franco Roberti introduce il documentario partendo proprio da lì, quasi vent’anni prima di quella strage, nel 1990, quando le indagini su un traffico di armi ed esplosivi portano l’allora Sostituto Procuratore di Napoli e Giovanni Falcone in Germania.
Negli affari delle mafie entrano presto l’ immobiliare, la ristorazione, il contrabbando, l’usura, il grande business dei rifiuti e delle energie rinnovabili. “Nella prima relazione sulla ‘ndrangheta della Commissione Nazionale Antimafia – dice l’ex presidente della Commissione Francesco Forgione – c’era un capitolo dedicato ai finanziamenti europei, perché negli ultimi anni finiti gli interventi straordinari per il mezzogiorno gli unici soldi arrivati in Calabria sono stati quelli europei: tutto l’eolico finanziato dall’Unione Europea è fortemente condizionato dalla ‘ndrangheta”. Business, traffici, affari e, dunque, sempre maggiori capitali che hanno bisogno di essere reinvestiti, obiettivo principale di ogni attività criminale: l’Europa – commenta Giovanni Tizian nel tracciare la storia e l’attualità delle “nostre” mafie – sta diventando una lavatrice dei soldi sporchi che i clan guadagnano con le attività illecite. E non sempre è facile tracciarne la provenienza; troppo grande ancora la diversità tra le legislazioni nazionali in tema di riciclaggio. “Servono norme condivise, un percorso legislativo comune – sintetizza David Ellero, responsabile del Focal Point di Europol – altrimenti si mettono a rischio numerose inchieste transnazionali. L’estero non solo non riconosce il reato di mafiosità ma è anche difficile effettuare dei sequestri e delle confische. E’ molto più facile arrestare una persona che sequestrare dei capitali”.
{module Google richiamo interno} In Italia è stato Pio La Torre a promuovere il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, l’articolo 416 bis. La Torre non vide compiuto il suo progetto, venne ucciso a Palermo il 30 aprile 1982 pochi mesi prima che il reato fosse introdotto nel codice penale italiano grazie al quale lo Stato poteva finalmente toccare la cose più importante per i mafiosi: il denaro.
Il 23 ottobre 2013, la Prima Commissione Antimafia Europea ha varato un testo unico con il quale ha di fatto ammesso l’esistenza delle organizzazioni mafiose in Europa, con l’obiettivo di cambiare l’approccio investigativo e legislativo verso i fenomeni mafiosi in tutto il continente : “Con quella Commissione – dice Sonia Alfano che ne è Presidente – ci siamo seduti tutti attorno a un tavolo, come mai prima era accaduto: Europol, Eurojust, UNODC, la Dea l’Fbi. Abbiamo cercato di mettere nero su bianco gli strumenti di cui avevano bisogno, e abbiamo anche introdotto l’abolizione del segreto bancario, la tracciabilità dei flussi finanziari, l’incandidabilità e l’ineleggibilità per coloro che hanno riportato condanne nonché l’esclusione dalle gare d’appalto di quelle aziende condannate con sentenza definitiva per reati gravi, corruzione, mafia e reati gravi contro la pubblica amministrazione”.
“La cosa certa – commenta in chiusura del documentario Giovanni Tizian” – è che quel che le mafie toccano diventa oro, e guai a parlarne perché fanno paura proprio quando non sparano. Oggi la ragnatela delle mafie si fa sempre più avvolgente, e chiama in causa l’Europa per unirsi contro il crimine organizzato”.