Diciamo innanzitutto che i giornalisti nella fiction made in Italy non hanno una tradizione consolidata. Proietti dall’alto della sua consumata professionalità cerca di riempire di contenuti trame abbastanza vuote e banali, intrecci scontati, situazioni di contorno prevedibili ed espedienti utilizzati già a piene mani nel racconto televisivo. Un esempio: nella puntata d’esordio Proietti- Palmieri inventa l’esistenza di un diario nel quale sarebbero contenute rivelazioni in grado di incastrare, come realmente è accaduto, il vero assassino. Trucco utilizzato nei più classici legal drama d’oltre oecano e non disdegnato neppure da Raymond Burr- Parry Mason.
{module Google richiamo interno} Il vissuto personale di Palmieri è altrettanto infarcito di luoghi comuni: la vecchia fiamma ritrovata dopo un paio di decenni, la nuova stagista che arriva nella redazione del giornale in cui lavora e che avrà molto in comune con il cronista di nera. Certo, c’è un cast di buoni attori: Licia Maglietta, Francesca Inaudi, Paola Minaccioni, Marco Marzocca. Con quest’ultimo Proietti forma una sorta di coppia da commedia il cui fine è alleggerire una già leggera atmosfera nella quale l’elemento giallo si inserisce in maniera molto semplicistica.
Il protagonista sembra essere più a teatro che sul set televisivo: la coralità della recitazione del cast cerca di riparare a tutte le debolezze strutturali della fiction. Anche alla realizzazione della serie in condizioni di grandi ristrettezza economiche in ossequio alla spending review. Come al solito le riprese sono a distanza ravvicinata, gli esterni ridotti a qualche inquadratura dei luoghi di Roma in cui si svolgono tutte le storie.
Da sottolineare, nell’episodio andato in onda, la grande credibilità di Federico Pacifici nel ruolo di Romolo ingiustamente accusato dell’omicidio della moglie.
Si salva, nella serie, la necessità avvertita dal protagonista, di arrivare alla verità e ristabilire la giustizia quando sono stati commessi errori. In quest’ottica si intravede, nonostante le debolezze, un messaggio positivo.
Infine: colpisce la vicenda di Romolo il cui figlio è vissuto per 18 anni credendo suo padre colpevole dell’assassinio della madre. Ma poi si ritrova ad aver vissuto questi 18 anni con la sorella della mamma che è, invece, la vera colpevole dell’omicidio. Un doppio trauma per un ragazzino, che induce a riflettere.