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Elogio della moderazione: perché – pur noto per il suo virtuosismo spettacolare, per la potenza esecutiva che quasi oltrepassa le possibilità ricettive dello strumento – Lang Lang ha incluso nel programma un brano molto romantico, in più aspetti malinconico e nostalgico, che esigeva un’interpretazione raccolta ed anche lieve – “Le Stagioni” di Cajkovskij (1876) – quale è poi stata quella di Lang Lang.
Ci siamo quindi trovati dinanzi ad un programma piuttosto eclettico, che iniziava da Bach, per terminare con i quattro “Scherzi” di Chopin, e che ha consentito una panoramica a tutto tondo sulla sensibilità interpretativa del pianista, che è apparsa maturata e più aderente alle creazioni musicali trascelte.
Del primo brano, il bellissimo “Concerto italiano BWV 971” per clavicembalo, del 1735, composto da Bach per uno strumento a due manuali, onde trarne effetti concertanti, Lang Lang ha dato – del primo movimento – una lettura assai veloce, saltellante e metallica, prossima al suo carattere, per gli effetti sortiti di impersonale freddezza, mentre più armoniosi e temperati risultavano i due successivi movimenti.
Seguiva il non spesso eseguito brano di Piotr Illic Cajkovskij “Le Stagioni op.37a” (1876), che raccoglie 12 pezzi pianistici uno per ogni mese dell’anno: composizione forse secondaria dell’autore, che la utilizzò anche per i bis in concerto: impregnata di riferimenti a Chopin e Schumann, alla loro sensibilità romantica, ma anche ispirata alla natura nel suo rigenerarsi e spegnersi, è intrisa di sentimento e di nouances, cui Lang Lang ha dato spazio e rilievo, anche nei ritmi talora incalzanti o nei crescendo, che egli non ha condotto all’apice della velocità e della straripante energia, come in altri casi.
Il concerto si chiudeva coi difficili e drammatici “Scherzi” di Chopin composti fra gli anni ’30 e ’40 del secolo, pane per i denti di Lang Lang, per il loro carattere nervoso e la veemenza espressiva. Nonostante passaggi cantabili e accorati, tuttavia accordi, scale e arpeggi velocissimi – sottoposti sovente ad insolite e forse arbitrarie accentuazioni – spezzavano in blocchi lo scorrere della composizione, interrompendone l’unità, e persino il senso. Restava comunque la sensazione di un Lang Lang maggiormente accorto e attento al respiro più intimo e profondo dei capolavori interpretati.
Mio grande desiderio è conoscere titolo e compositore del pezzo che Lang Lang ha eseguito a Torino fuori programma a fine concerto. Sembra Schumann……