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Giunto al terzo capitolo, “Che Dio ci aiuti” si riconferma come una tra le migliori serie televisive trasmesse negli ultimi anni da Rai 1. La fiction ha come protagonista Elena Sofia Ricci nel ruolo di suor Angela, che insieme alle consorelle ospita nel suo convento alcune ragazze. La religiosa sostiene le giovani nell’affrontare i problemi, stando loro accanto soprattutto nei momenti più complicati dell’esistenza di ognuna.
Lo stesso fa anche nei confronti dei suoi alunni, dato che da questa stagione il personaggio principale diventa insegnante in una scuola superiore. In questo modo, l’attenzione nei confronti di temi attuali e legati al mondo dei giovani aumenta ancora di più rispetto alle serie precedenti. Ad esempio, quest’anno si è parlato di cyberbullismo e anche del fenomeno delle baby squillo. Il modo in cui essi vengono presentati al pubblico è quello più adeguato soprattutto per chi, come i bambini e i ragazzi, può non avere la giusta maturità per comprendere appieno queste tematiche ma allo stesso tempo può rischiare di trovarsi coinvolto in situazioni analoghe.
Suor Angela, una religiosa al passo con i tempi e tutt’altro che bigotta, affronta questi problemi con rigore, ma allo stesso tempo con grande comprensione, cercando di scavare negli animi delle persone, soprattutto dei colpevoli, per capire i motivi del loro malessere. Questa sua umanità permette al telespettatore di capire meglio i temi proposti e di suscitare in lui anche le adeguate riflessioni.
“Che Dio ci aiuti”, però, ha anche ampi tratti di gustosa commedia: abbondano le gag, puntuali gli intrecci sentimentali, che non sfociano mai nella volgarità né nell’equivoco. L’amicizia è un valore ampiamente celebrato, soprattutto nel caso delle ragazze che vivono nel convento. Nonostante litigi e incomprensioni, il loro legame è sempre forte, reso ancor più solido dal rapporto instaurato con le simpatiche religiose, tra le quali una deliziosa Valeria Fabrizi nel ruolo della madre superiora. Un giusto mix tra impegno e leggerezza che rende la serie ideale per un pubblico di famiglie.
Si è appena conclusa la sesta stagione de “I Cesaroni”, da anni la fiction di punta di Canale 5. L’attenzione è come sempre centrata sulle vicende che coinvolgono, in modo spesso turbolento, i componenti della famiglia Cesaroni, romana doc. Una famiglia che nel corso di queste stagioni ha ampliato sempre di più i suoi confini fino a perdere la caratteristica fondamentale di un nucleo fatto da padre, madre e relativi figli: l’unità.
Con il legame tra i protagonisti principali Giulio (Claudio Amendola) e Lucia (Elena Sofia Ricci), vedovo l’uno e divorziata l’altro ed entrambi con figli a carico, la serie ha fin dal suo inizio sponsorizzato il concetto di famiglia allargata. Tutto ciò ha di fatto comportato alcune conseguenze, tra le quali anche l’innamoramento tra fratellastri, sfociato poi nella nascita della piccola Marta, frutto dell’amore tra Eva, figlia di Lucia, e Marco, figlio di Giulio.
Nella sesta serie, però, la compattezza familiare, messa a dura prova dalle tante vicende precedenti, ha la sua dissoluzione. Le coppie principali, e relativa figliolanza, si sono divise ed allontanate anche geograficamente. Una su tutte, quella composta proprio dai due protagonisti principali, Giulio e Lucia, che addirittura si è trasferita oltreoceano, in America.
Come, dunque, è possibile tenere insieme una famiglia se i componenti base della stessa non sono più insieme? L’impresa è ardua. Non a caso gli scompensi che una rottura del genere determinano sono consistenti e creano un effetto domino, che coinvolge in diversi i modi tutti i Cesaroni. I rapporti promiscui tra fratellastri continuano (come nel caso di Alice e Rudi), non si esita a litigare furiosamente tra fratelli per motivi di cuore ed in più i rapporti sentimentali scricchiolano pericolosamente fino a crollare in qualche caso. Pertanto, il concetto di famiglia che fuoriesce da “I Cesaroni” resta poco chiaro e fortemente in grado di creare distorsioni interpretative nel telespettatore.