La vicenda ruota intorno ad una giovane donna Maria Fuentes (la Montaner) che a 27 anni scopre, per caso, di essere stata adottata. Naturalmente inizia, da parte della protagonista, la ricerca dei genitori biologici. Ma la vicenda non è così semplice: l’adozione è stata illegale e ha coinvolto la superiora di un convento e altri personaggi, oltre che i genitori di Maria appartenenti all’alta borghesia madrilena.
{module Google richiamo interno} La storia si svolge in Spagna, ma inizia in Cina, con la fuga da un carcere cinese di Maria Fuentes alla quale una compagna di prigione molto malata, affida i codici segreti per accedere al caveau di una banca dove sono custodite ingenti somme. Già dalle prime immagini è evidente che ci si richiama alle atmosfere del noto classico di Dumas Il conte di Montecristo, con la protagonista trasformata in una moderna Edmond Dantes in gonnella. Anche il nome che Maria Fuentes assume nella nuova vita, Mercedes Dante, evoca il romanzo.
Quando la storia fa un salto indietro di dodici anni, ci si ritrova nel giorno dell’attentato alle Torri gemelle visto dalla prospettiva spagnola. E questo dovrebbe essere l’elemento che lega il feuilleton alla storia moderna.Si è persino fatto in modo che il personaggio di Bruno, cugino della protagonista, fosse sopravvissuto all’attentato dell’11 settembre 2001 grazie ad un sudamericano nullatenente.
In effetti la sceneggiatura ha messo insieme tutti gli ingredienti del feuilleton ottocentesco vecchia maniera e vi ha mescolato i soliti elementi della classica telenovela, come il mistero, la rincorsa al successo, le passioni, i lati oscuri dei personaggi, gli intrighi dei potenti e i segreti che sembravano essere stati sepolti per sempre e che, invece, vengono alla luce.
La Montaner, ai telespettatori che la conoscevano nel ruolo di Pepa, sembra quasi una presenza straniante. Difficile, infatti, abituarsi a vederla in abiti moderni e in un contesto completamente differente.
Senza identità ammicca chiaramente alle serie made in USA, nella velocità delle sequenze, nei dialoghi, nel montaggio, nelle poche inquadrature degli esterni. Il tentativo di realizzare l’ennesimo prodotto a metà strada fra gli intrighi ottocenteschi e quelli degli anni Duemila non riesce. Il prodotto è un ibrido, la sceneggiatura è faticosa, alcune scene notevolmente discutibili.
Insomma si sono delineati tutti gli intrecci narrativi di una storia che durerà nove puntate ma della quale non si sentiva alcun bisogno,