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Come il tetro nobile della Transilvania, la trasmissione è caduta in un profondo sonno per più di due anni: l’ultima puntata è andata infatti in onda nel maggio 2012. In quella stagione la conduzione venne affidata a Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu che strutturarono lo show come un varietà.
Bonolis dunque, imprime subito il suo humour grottesco al programma, evidenziandone il nuovo corso sin dal promo che lo anticipa. Lo fa attraverso la morte, ricorrendo ad un tabù sul quale le produzioni di casa nostra evitano di ironizzare.E troppo spesso non lo affrontano neppure.
Quando si parla di morte in tv, si preferisce collocare l’evento in un tempo lontano, oppure lasciare che i personaggi continuino a muoversi sulla scena dichiarandosi addolorati.
Persino nei servizi dei telegiornali, cui spetta la funzione informativa, si ricorre a perifrasi quali “è venuto a mancare”, “ci ha lasciato”, “è scomparso”.
L’umorismo nero cui ricorre Bonolis, a tratti inquietante nello spot attualmente in onda, lo troviamo invece nei prodotti d’importazione: dai personaggi bidimensionali di cartoon quali I Simpson e I Griffin, a telefilm come Six Feet Under, in cui la famiglia protagonista è proprietaria di un’impresa di pompe funebri. La morte diviene qui motivo di riflessione attraverso diverse angolature: esistenziali, emotive, aspetti che riguardano la sfera intima. Il titolo inoltre, fa esplicitamente riferimento alla profondità di interramento dei corpi negli stati Uniti: sei metri di profondità.
Molti i riferimenti alla morte anche in una comedy come Scrubs, serie che ha portato la comicità nel genere dei medical drama; in un episodio addirittura, il protagonista J.D. consuma un rapporto sessuale con una vedova nel giorno del funerale del marito. Per poter suscitare ilarità, la situazione è ovviamente surreale: chiusi in un ripostiglio in casa di lei, mentre i parenti affollano le altre stanze.
Spostiamoci al di là delle Alpi. Nel 2012 esordisce il film d’animazione francese La bottega dei suicidi, ambientato in un negozio dove chiunque può trovare l’occorrente per porre fine alla sua insostenibile esistenza: cappi, veleni di diversi formati, sacchetti per il soffocamento e pistole con un unico colpo in canna, perché tanto il secondo non serve.
In Italia invece, forse a causa del retaggio di una cultura cattolica, l’ironia macabra manca. Finora gli unici riferimenti li abbiamo avuti nei canali satellitari: su Dmax ad esempio, è stato trasmesso 1000 modi per morire. Decessi assurdi dovuti molto spesso, senza bisogno di approfondite analisi, all’idiozia di chi è passato a miglior vita. Su Explora invece, il 24 dicembre ha debuttato Morti e Stramorti, docu-reality che segue la famiglia dei Dell’Anno, che gestiscono un’agenzia funebre. Le altre puntate sono previste per la primavera, ma per ora più che altro abbiamo visto delle persone che hanno a che fare con la morte per lavoro, niente di più.
Non ci sembra dunque azzardato dire che, con il suo sketch, Bonolis abbia sdoganato la morte nelle reti generaliste. Del resto, come dimostrato a Il senso della Vita quando ne lesse un testo, il conduttore è un estimatore di George Carlin, uno stand up comedian che, senza porsi limiti, aveva persino stilato una lista delle categorie umane che avrebbero dovuto fare spazio su questo pianeta.