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I protagonisti sono Francesco De Carlo, Mauro Fratini, Filippo Giardina, Velia Lalli, Giorgio Montanini, Saverio Raimondo e Pietro Sparacino, gruppo che da sei anni forma il movimento di Satiriasi. I sette comedian, rigettando una comicità che cavalchi cliché e stereotipi, si sono dotati di un manifesto in cui, al primo punto,viene specificato che la risata è il mezzo, non il fine.
Abbiamo incontrato il fondatore di Satiriasi, Filippo Giardina.
Che ci dobbiamo aspettare da questa seconda stagione di Stand Up Comedy?
Come dico spesso, non siamo noi ad andare in tv, è la tv che viene a casa nostra. Quindi vi dovete aspettare sette spettacoli live senza tagli con dei monologhi di qualità che fanno ridere.
E voi che vi aspettate?
Far conoscere a un numero sempre più ampio di persone la Stand-up Comedy, il nostro genere di comicità, che nel panorama italiano è qualcosa di unico. La facciamo da tanti anni, questo è il sesto anno; siamo bravi a farla, ce la siamo inventata noi e speriamo di poterla diffondere sempre di più.
“Stand-up Comedy” è un programma che non può lasciare indifferenti. O ci ami o ci odi.
Nella prima stagione lei ci aveva confessato di non essere riuscito a fare un monologo sulla religione; stavolta si. Quanto c’è di cambiato rispetto alla scorsa estate?
Ho insistito molto, e alla fine hanno ceduto. La libertà che ci ha lasciato Comedy Central è un fatto unico nel panorama italiano e per questa seconda stagione ce ne hanno lasciata ancora di più.
E penso che per tutti e sette i comedian, questo programma rappresenti una pietra miliare della propria carriera, perché, per un comico satirico, non c’è aspirazione maggiore del poter andare in tv a parlare di qualsiasi argomento senza alcun tipo di censura.
Lei ci ha parlato di comicità diversa e di un programma che non lascia indifferenti, eppure la prima stagione è passata in sordina. Si aspettava un maggiore riscontro da parte della critica?
E’ partito in sordina, ma piano piano si sta diffondendo. Le ultime repliche hanno fatto il doppio degli ascoltatori rispetto alla prima messa in onda.
La critica poverina che deve dire? Un Aldo Grasso, che ha santificato e glorificato Fiorello e Checco Zalone, come fa a parlare di noi?
Secondo lei, dopo l’attentato a Charlie Hebdo, la santificazione della satira nel dibattito pubblico porterà ad avere più satira in tv?
Sinceramente non lo so. Mi ha infastidito molto la reazione ai fatti di Charlie Hebdo, perché io faccio questo lavoro da una vita, e vi posso garantire che non è mai importato a nessuno della satira.
Ho notato subito quante persone, improvvisamente, se ne siano interessate, abbiano cercato di definirla o di stabilirne i limiti. Ma io penso che in pochi abbiano effettivamente un’idea di cosa sia davvero la satira: credo che questo sia il classico dibattito da social network che tra qualche giorno passerà. In questo momento, da una parte c’è il dato di fatto dell’evento drammatico; purtroppo però, essendo a distanza, in Italia è arrivato solo il giochino per cui tutti dicono la loro.
Ad ogni modo, queste vignette sono state ristampate e diffuse: avere immagini dissacranti in più case è un piccolo aspetto positivo di questa drammatica vicenda.
Allora ce lo dica lei: cos’è la satira?
La satira deve andare contro i luoghi comuni: più che andare contro il potere, dovrebbe andare contro il potere delle idee dominanti; le idee che hanno tutti.
Le religioni, tutte, hanno una storia e un presente di violenza, discriminazione e morte. Non rispettare le religioni è un dovere della satira. Perchè la satira sta dalla parte dei più deboli e le religioni sono delle associazioni malvagie che influenzano e rendono meno libere miliardi di persone al mondo.
Più che chiedersi quali siano i limiti della satira sulla religione, Io mi chiedo sempre come possano una donna o un omosessuale essere religiosi con tutto quello che la religione gli ha fatto, gli sta facendo e gli farà. Forse sono semplicemente masochisti o sono affetti dalla sindrome di Stoccolma.
La satira e la sua libertà di espressione sono in pericolo?
Non credo ci sia un’intenzione da parte del fondamentalismo islamico di colpire la satira in sé: nel caso di Charlie Hebdo magari era più facile fare una strage in un giornale satirico che nella sede di Le Monde.
Il diritto di satira è in pericolo quando gli autori smettono di esercitarlo. Ma, a naso, forse più per moda che per convinzione, mi sembra che sempre più comici si stiano orientando in questa direzione.
Attualmente Filippo Giardina è in tour con il suo spettacolo a Palermo, Bergamo, Torino, Mantova e Porto San Giorgio, in provincia di Fermo.