Dunque per tre domeniche di luglio i telespettatori potranno rivivere l’intera trilogia di Scream, interpretata da un gruppo di giovani e promettenti attori di talento, tra cui Drew Barrymore, Neve Campbell, David Arquette. La saga ha per filo conduttore i tentativi della candida eroina Sidney Prescott di sopravvivere alle aggressioni di un killer psicopatico, GhostFace, il cui volto è coperto da una maschera da fantasma, simile all’urlo di Munch. L’assassino porta con sè un coltello molto affilato come micidiale arma per colpire e uccidere. Tra le ragioni dell’enorme successo di Scream c’è la sceneggiatura, scritta da Kevin Williamson che mescola elementi horror, particolari esilaranti e numerosi giochi di immagini e riferimenti che fanno immadiatamente pensare ad altri popolari film del genere.
Era il 1996 quando il regista Wes Craven, creatore di serie leggendarie come Nightmare e di pellicole cult come il cannibal-horror Le colline hanno gli occhi, realizza il primo di una saga di film horror fra i più popolari di tutti i tempi: Scream.
Più in particolare, la serie horror diretta da Wes Craven e scritta da Kevin Williamson e Ehren Kruger, sceneggiatore del terzo film, è ispirata agli omicidi operati da Danny Rolling nel 1990. La trama principale è incentrata su un serial killer psicopatico travestito con un costume di Halloween, GhostFace, che cerca di uccidere Sidney Prescott (Neve Campbell) e le persone che fanno parte della sua vita. Ogni film inizia con l’omicidio di una coppia, per poi svilupparsi fino alla rivelazione dell’identità del killer e al suo scontro finale con Sidney.
La serie ha rilanciato i film di genere “slasher” negli anni novanta, in modo simile a quanto fece Halloween, la notte delle streghe negli anni settanta, fondendo le scene spaventose tipiche del genere horror con elementi comici. Il primo film ottenne un grande successo sia commerciale sia al botteghino con uno dei più alti incassi del 1996, oltre ad essere acclamato dalla critica di tutto il mondo che ha visto nella messinscena allestita da Craven una sorta di parodia colta del genere. Il regista decide di cimentarsi con il thriller approcciandosi ai meccanismi del genere da lui ben sviscerati nella sua corposa filmografia, puntando ad un filone, quello dello slasher con serial killer mascherato, lanciato da classici come l’Halloween di Carpenter e successivamente dalla serie Venerdì 13.
Craven conosce bene i tasti sui quali inistere per coinvolgere lo spettatore, ma è anche dotato di uno humour che rende il suo Scream, nonostante i momenti di tensione e l’efferatezza tipica del genere, una pellicola particolarmente originale, in netto contrasto con la sceneggiatura stracolma di clichè in cui si citano film, situazioni da manuale e tutto il repertorio che ha contribuito a creare uno zoccolo duro di appassionati. E tra questi, c’è da giurarlo, c’è lo stesso Craven che ha l’intelligenza di ironizzare, ma non parodiare sino in fondo il genere. Non solo, ma arriva a mostrarne senza alcuna paura punti deboli, ingenuità e meccanismi che si ripetono costanti da decenni, ma che incredibilmente funzionano a prescindere dal realismo della messinscena o dalla bidimensionalità dei personaggi, che si muovono su binari ormai sin troppo rodati.