{module Banner sotto articoli}
A sfidarsi e a raccontarci le tradizioni romagnole quattro chef che, proponendo le specialità tipiche della zona, saranno pronti a conquistarsi il titolo di miglio ristorante.
In questa puntata ci sono l’un contro l’altro armati, pentole, mestoli e aromi della “Brasserie” di Riccione, ristorante che sembra una casa delle fiabe, tutta pizzi, merletti e cristalli, la “Saluma” di Cesenatico, ex bar di un circolo di tennis trasformato in ristorante, il cui proprietario è stato definito da Borghese ” un poeta della cucina” ,il “Kiosquito 46” di Riccione, caldo ee accogliente, dal servizio molto informale, quasi inesistente e “La mi mama” di Rimini, un locale molto carino e dal gusto ricercato, molti elementi del quale vorrebbero ricordare la casa della mamma, appunto.
E così, a dettare il menu della Saluma (l’insegna è l’acronimo di Sara, Luca e Matteo, i tre figli del titolare) non è lo chef, bensì la natura stessa, che dà i frutti da portare in tavola. È lo stesso Roberto della Pasqua, direttore della locanda, di Cesenatico, nata in una viuzze discreta, in disparte, non propriamente sotto lo sguardo curioso dei passanti, ma con “le stelle sulla testa e il prato a fare da cornice”, a raccontare la filosofia della sua cucina.
{module Google richiamo interno} “La natura ha i suoi tempi e noi li rispettiamo. Quando il frutto è pronto, noi lo cogliamo e lo cuciniamo, quando il frutto non è di stagione non entra nel nostro menu. Semplice”. Della Pasqua ha le idee molto chiare in fatto di cucina, che deve essere rigorosamente a chilometro zero: ” Noi serviamo solo il pesce di Cesenatico e le verdure del contadino. Tutto qui. Perché a mio avviso è certamente meglio un stradone fresco che una aragosta vecchia”.
Ma questa filosofia non sempre paga, almeno nell’immediato. “C’è poca gente che capisce davvero di cibo – aggiunge – e capisce quanto sia importante adeguarsi alla natura e aai suoi tempi. E che non è la primizia a dare valore al piatto”. E infatti il suo ristorante investe solo in ciò che la sua terra produce.
niente arredi sfarzose, nessun piatto con ingredienti provenienti da chissà dove.
“Alla Saluma i piatti sono sbeccati”, racconta ancora il titolare, che gestisce il locale con la compagnia e un solo altro aiutante. “Noi investiamo tutto sulla qualità della nostra terra. I soldi del piatto nuovo sarebbero sprecati. . Ma mi rendo conto che sia difficilissimo cogliere questo mio modo di ragionare, che in realtà è così semplice da mettere in pratica”.
In una parola la cucina qui è “stupore”. Ed è così che Della Pasqua si è approcciato ad Alessandro Borghese e agli altri tre giudici.: presentando piapiatti insoliti, cucinati utilizzando le tecniche della nonna rivisitate in chiave contemporanea. Come gli antipasti con cotture senza fuoco, ossia con aceto, vino, sale, zucchero e ghiaccio, o lo spaghetto senza niente, servito senza condimenti ma cotto direttamente nel sugo di pesce azzurro e cavoli., di cui assorbe tutti i profumi e sapori.
Abbiamo provato a contattare anche gli altri concorrenti, ma purtroppo non erano raggiungibili. Qualche segreto del Saluma lo abbiamo svelato. Ora non ci sera che attendere la puntata di “4 ristoranti” e scoprire insieme chi abbia davvero conquistato il palato dei giudici.
che vinca il piatto migliore…
Qui la prima puntata, tra i quattro ristoranti di Milano.