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Tommaso Cerno, venerdì va in onda “D-day – giorni decisivi”. Di che tratta?
Si tratta di un programma di rilettura della Seconda guerra mondiale, evento che ha segnato profondamente il Novecento. Si parte dagli ultimi giorni di vita di Hitler e Mussolini, si proseguirà poi con l’analisi di altri ‘giorni decisivi’: dall’estate del 1943, che fu un periodo cruciale, agli italiani in guerra, fino alle armi ‘segrete’, che sono state in grado realmente di incidere sull’andamento della guerra e quelle propagandate solo a uso e consumo del fronte interno.
Da dove deriva il titolo?
Il programma si intitola “D-Day. I giorni decisivi” perché siamo convinti che ci siano dei momenti di svolta, giorni in cui la Storia prende una direzione diversa, inaspettata anche agli stessi protagonisti dei fatti. Questi sono i momenti che vogliamo scandagliare il più possibile e raccontare il meglio possibile. Ieri ma anche oggi: cercheremo inoltre di ragionare su come, quanto e perché molti di quegli avvenimenti avvenuti settanta anni prima possono essere letti e interpretati utilmente per capire un po’ di più di noi e del nostro tempo.
Quale sarà la chiave di lettura di “D-day”?
Cambiamo il punto di vista. Partiamo dal presupposto che non esistono una storia medievale o una moderna. La storia è tutta contemporanea, perché dipende dallo sguardo con cui ci approcciamo. La storia coincide con la memoria. In altre parole vogliamo evocare gli scoop storici in un’ottica diversa.
Quindi i d-day non sono necessariamente le date storiche note ai più…
Esatto. Non sono necessariamente giorni della storia ufficiale. Possono essere il giorno prima o il giorno dopo, momenti in cui dentro la testa del tal personaggio è avvenuto qualcosa che ha poi scritto la storia. Noi rileggeremo dunque i documenti storici in ciò che non abbiamo visto.
In questa rilettura lei non sarà solo…
In studio con me ci saranno non solo storici o tecnici, ma anche ospiti che attraverso testimonianze, opinioni e commenti aiuteranno a capire quali siano stati davvero i risvolti e le conseguenze che il conflitto ha avuto nel tempo, fino ad oggi. Si cercherà anche di far emergere gli aspetti emotivi e psicologici dei personaggi che hanno fatto la storia. Insomma, faremo una psico-storia. Come ospite fisso avremo Paolo Mieli, che aiuterà a capire e a sciogliere i nodi più ingarbugliati della Storia. Ci sarà poi anche un inviato sul territorio, Fabio Toncelli, che si recherà personalmente sui luoghi simbolici della storia.
Com’è nata l’idea di questa chiave di lettura della storia?
Il direttore Vianello aveva l’esigenza per Rai3 di trattare un argomento di peso ma con un approccio diverso. Ho subito pensato a quel quattro che presi a scuola per non aver saputo una data. All’inizio non capivo perché quella data fosse così importante, poi mi resi conto che la chiave di lettura, le domande che mi dovevo porre erano diverse. Gli argomenti modificano la percezione delle persone nel momento in cui prendono una decisione. E così ho capito come ci si debba davvero approcciare alla storia.
Un quattro…bella lezione di vita…
Fu una presa di coscienza della realtà. Tu non puoi non farti delle domande. Quel quattro è stato per me una specie di catarsi. Prendere un brutto voto è come la xenofobia, ossia l’odio per lo straniero, che purtroppo in questo periodo viene utilizzato come strumento di propaganda, senza rendersi conto dei limiti e delle conseguenze che può avere. Comunque sia, sei portato inevitabilmente a porti delle domande e quindi a ricercare la conoscenza dell’altro. Se vai a sentire Moni Ovadia, noti che lui considera la xenofobia un aspetto positivo perché strumento di conoscenza.
Ma qual è la domanda giusta da porsi?
Dobbiamo chiederci cosa non abbiamo studiato, non tanto quello che abbiamo studiato e già sappiamo. Per esempio: la domanda“Hitler era vegetariano?” quanto può contare? Conta perché ci fa capire la fobia che aveva nei confronti di certi cibi e poi di sue, per così dire, manie, e nei confronti degli altri.
Quale personaggio o data tratterete nella prima puntata?
Si parte con “Hitler e Mussolini. Appuntamento con la morte”. Un dettagliato countdown degli ultimi giorni di vita del Fuhrer del Nazismo, e del duce del Fascismo. Ci porremo domande come “Si potevano, o meglio si volevano, salvare”? “La fine a cui andarono in contro era l’unica possibile”? “Chi li voleva morti”? E poi “che fine fanno i resti dei loro corpi”?
In studio ci sono storici come Gian Enrico Rusconi e Luigi Ganapini; lo psichiatra Vittorino Andreoli, che aiuterà a capire lo stato mentale di Hitler e Mussolini in quegli ultimi allucinati giorni; la giornalista Franca Leosini, che analizzerà il legame dei due dittatori con le donne che rimarranno al loro fianco fino alla fine: Eva e Claretta; e, infine, Lilli Gruber che racconterà una storia personale, quella della prozia Hella, una convinta nazista protagonista del suo ultimo romanzo storico Tempesta. Dal canto suo il nostro inviato andrà a Berlino alla ricerca dei resti del Bunker sotto la Cancelleria dove Hitler visse gli ultimi mesi della sua vita.