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Prima di giugno, la rivedremo ancora in tv?
Si, sono nel cast della serie I delitti del Bar Lume, che andrà in onda prossimamente su Sky. Questa volta interpreto il ruolo di un cattivo: sarò Angelo Puntoni, un personaggio abbastanza singolare che ha un rapporto morboso con la sorella.
Lei spazia dal cinema al teatro alla tv, in quale settore preferisce esprimersi professionalmente?
Sono un attore, e quindi cerco di rappresentare ogni personaggio inculcandogli sempre qualcosa di mio. Sia al cinema che in teatro e tv, ho lavorato sempre con grandi professionisti, e per me sono state esperienze sempre formative.
Tra l’altro, sono stato anche nel cast della fiction Salvo D’Acquisto accanto a Beppe Fiorello.
È vero che è laureato in psicologia?
Si, è vero. Questo mi ha aiutato ad interpretare con maggior consapevolezza il ruolo di Carlo Papini, al quale ho dato anche qualcosa della mia personalità.
Ci parla del progetto teatrale Le parole degli eroi?
Si tratta di un reading sulla prima guerra mondiale. Abbiamo ritrovato lettere originali che i soldati al fronte scrivevano alle ragazze delle scuole superiori che lavoravano calzini e maglioni per loro. Un’esperienza emozionante e formativa che adesso si prepara a diventare un progetto cross mediale.
Di che si tratta?
Le parole degli eroi diventerà un documentario da me girato e diretto. Sarà un progetto realizzato in collaborazione con L’Istituto Luce e l’archivio dell’Esercito Italiano. Ci saranno personaggi noti del mondo dello spettacolo che leggeranno i testi: tra questi, Luca Zingaretti e Gigi Di Berti. Le riprese potrebbero svolgersi in Basilicata o in Toscana, non è stato ancora deciso.
Sarà dunque una docufiction?
Non proprio, penso a un progetto d più ampio respiro con materiale girato e altri documenti provenienti da varie fonti. Penso anche ad una fruizione multimediale che possa eventualmente coinvolgere anche la radiofonia.
Ha altre esperienze nel campo della documentaristica?
Tra gli altri lavori ho girato Il trucco e l’anima, un cortometraggio sulla vita del notissimo fantino Aceto, che oggi ha 73 anni e si è ritirato dalla sua attività. Io ho raccontato la sua ultima vittoria. Il documentario è stato trasmesso da La7.
Quindi potrebbe anche continuare a non recitare e dedicarsi ad altri progetti professionali?
Recitare fa parte della mia vita, è quasi nel mio dna. Starei sempre su un palcoscenico senza sentire assolutamente la fatica. Ho iniziato infatti a nove anni, ed era tanta la mia passione che chiesi ai miei genitori, come regalo, di andare proprio una sera a teatro.
Ci spiega meglio cosa successe con i suoi genitori da piccolo?
Io ero un ragazzino molto fragile, e soggetto ai soliti malanni passeggeri. Ma una sera avevo un fortissimo mal di pancia e insistetti con i miei genitori che credevano al solito capriccio di un bambino. Fortunatamente mi portarono in ospedale, dove i medici inizialmente non riscontrarono nulla di grave, ma decisero di tenermi in osservazione nel corso della notte. Così i miei genitori tornarono a casa per prendermi l’occorrente per trascorrere la notte in ospedale.
Quando tornarono, io ero già in sala operatoria: avevo una peritonite che fu fortunatamente presa in tempo con un intervento chirurgico d’urgenza.
I miei genitori, felici di questo scampato pericolo, decisero di farmi un regalo a guarigione avvenuta. Io chiesi di andare a teatro, e in quell’occasione decisi fermamente che il mio futuro sarebbe stato su un palcoscenico.