{module Banner sotto articoli}
Così Ballarò, dopo aver rinunciato all’apertura satirica, ha optato per i personaggi del mondo dello spettacolo e, non raramente, ha fatto ricorso persino alla “marketta” impegnata. La prima operazione in tal senso è stato lo strombazzato intervento di Roberto Benigni alla prima puntata, quando il debutto del talk doveva “punire” il transfugo Giovanni Floris; la presenza del Premio Oscar si era poi risolta in una dimenticabile intervista, priva di particolari guizzi.
Col passare dei mesi, il trend si è affermato sempre più, ospitando protagonisti del cinema, della musica e della tv, a cui si è tentato di estorcere qualche considerazione sull’attualità.
Abbiamo così visto a Ballarò Pippo Baudo e Paolo Bonolis. Ma anche chi aveva progetti da sponsorizzare proprio in quei giorni: Edoardo Leo e Claudio Amendola in occasione del film Noi e la Giulia oppure Lorenzo Cherubini, ex Jovanotti la cui fatica discografica era appena approdata nei negozi digitali e non.
Ultimi in ordine di tempo, Michele Placido e Adriano Celentano.
Giannini ha aperto la puntata presentando i suoi ospiti, e sottolineando un paio di volte di avere “un sacco di libri da promuovere”, di cui gli ospiti sono appunto autori. Già quando Giannini lo introduce, con Michele Placido la promozione appare decisamente fuori luogo rispetto all’economia di un programma d’informazione. Con un disincantato “stavolta non abbiamo libri da presentare, ma un film”, il conduttore ammette in prima persona il nuovo corso del talk, che si piega ulteriormente al mercato degli ascolti. Una necessità quella di catturare audience, dato che il rivale diMartedì è riuscito anche a superare Ballarò.
L’intervista a Michele Placido inizia con una serie di complimenti ad Ambra Angiolini, che ancora molti etichettano come la ragazzina di Non è la Rai, e prosegue raccontando la trama del film La scelta.
Giannini cerca poi di ottenere una qualche dichiarazione di spessore che giustifichi l’intervista, fallendo però l’obiettivo. Rievocando il passato da poliziotto di Placido e l’editoriale di Pasolini a favore delle forze di polizia a Valle Giulia. La risposta che gli viene data è che Pasolini avrebbe raccontato il G8 in maniera libera: da vero spirito libero, gli altri giornalisti non avrebbero retto il confronto; ci manca una voce indipendente come la sua.
Secondo Placido infine, i politici si lasciano condizionare dalla burocrazia, che è “compromessa”. Il problema è che i cittadini non hanno mai fatto la rivoluzione e che, più in generale, ci manca l’umanità. Sull’immigrazione invece, vorrebbe regole chiare che vengano rispettate.
Per quanto invece riguarda il “molleggiato”, si è trattato di un paio di brevi risposte al giornalista Alessandro Poggi, che lo ha incrociato a Portofino.
Nessuna dichiarazione di particolare interesse, ma una sorta di endorsement a favore di Matteo Renzi. Secondo Adriano Celentano infatti, il premier potrebbe essere colui che può ancora farci credere nella politica: bisognerà vedere se poi, effettivamente, compirà davvero i passi che annuncia di voler fare. Scelte che comunque, più che da Renzi, per l’artista dipendono da “chi gli sta intorno”.
In definitiva, niente di particolarmente significativo, ma il futuro di Ballarò val bene una promozione di troppo.