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Announo inizierà il 21 maggio per quattro puntate con alcune novità, perché in questa edizione si punterà l’attenzione sulle storie che i media non raccontano. La prima puntata sarà dedicata agli allevamenti intensivi e alla carne: su segnalazione di alcuni animalisti, la Innocenzi ha realizzato dei blitz notturni, entrando quindi nelle proprietà private. Viene mostrata una clip che documenta le condizioni in cui vengono tenuti gli animali, in particolare maiali, negli allevamenti della Pianura Padana.
Pablo Trincia si occuperà del rapporto tra giovani e rete; altro tema le famiglie omogenitoriali. L’argomento della quarta puntata è invece ancora in via di definizione.
I ragazzi sono stati cambiati: rimangono quelli “più politicizzati”, mentre come fustigatori dei giovani ci saranno Alba Parietti e Antonio Di Pietro. Inizialmente erano stati presi contatti con Selvaggia Lucarelli, ma l’accordo è poi sfumato.
Ritroveremo ancora i video dei The Jackal, ma il momento comico sarà doppio: ai filmati del collettivo napoletano, si aggiungeranno le performance dello stand up comedian Saverio Raimondo. E sempre come nella scorsa edizione, sarà assente Marco Travaglio, che però potrebbe essere presente come ospite in una delle puntate.
Tra gli ospiti, ci saranno Oscar Farinetti di Eataly e Umberto Veronesi. La Innocenzi intanto, sulla base della propria esperienza sul campo, assicura che non mangerà più carne.
La parola passa a Michele Santoro: Servizio Pubblico è un’esperienza studiata nelle università di mezzo Europa, e in Italia avrebbe potuto essere considerato dagli imprenditori come qualcosa in più di un gesto politico-professionale. In seguito, è approdato su La7, segnando ben 10 punti differenziali rispetto alla media di rete. Nonostante il calo di questa stagione, aggiunge, rimane il programma con i maggior ascolti di La7.
Il talk è un genere insopprimibile della tv, perché è immediato e diretto: parlare perciò di crisi del talk è un falso. Ciò che invece è in crisi, chiarisce il giornalista, è un particolare genere: è successo infatti che quella che era la rete “Cenerentola” delle tv è diventata una dei protagonisti e ha puntato sul talk. Non solo: se alcuni anni fa in Rai vi era una staffetta tra informazione di prima e seconda serata, ora non più: il pubblico dell’informazione si frammenta per seguire trasmissioni concorrenti. Inoltre anche i contenitori del mattino hanno assunto questa forma e gli ospiti spesso sono gli stessi, nelle prime ore del giorno e in quelle della sera.
Più che di crisi del talk allora, conclude, si dovrebbe parlare di crisi del sistema televisivo italiano, che non riesce a produrre nuovi progetti. Cairo si è rivelato un imprenditore garanzia di libertà: il suo approccio però è razionale, a differenza del precedente Stella che aveva rischiato (ad esempio con il programma di Sabina Guzzanti). Togliendo i talk dal palinsesto dell’emittente, ora rimarrebbe ben poco. Dunque Santoro non si dimette da niente: semplicemente, smette di condurre 30 prime serate per dedicarsi a nuove idee; se poi La7 se ne interesserà, ben venga.
Si passa quindi allo speciale in piazza, live da Firenze il 18 giugno: per accedere bisognerà “pagare un biglietto”, cioè avere qualcosa di rosso. Se i talk davvero fossero privi di importanza, non sarebbe nato un personaggio come quello di Salvini. Dopo Berlusconi né la politica né la televisione sono andate avanti: la tv è un’industria, e non può lavarsi la coscienza con episodi sporadici.
Potrebbe essere per Santoro un’alternativa la tv del Fatto Quotidiano? Principalmente occorrono le risorse, che ancora una web tv non ha. Bisogna poi capire, a livello politico, in che direzione si muove la testata e quale direzione stia prendendo Santoro.
Al di là del giornale diretto da Travaglio, Santoro spiega che in un mondo dominato dal narcisismo, bisogna trovare un progetto comune: giunti a questo punto, sarebbe onesto interrogarsi e prendere atto del fatto che il progetto comune lo dava Berlusconi, il nemico.
Con Renzi il Paese non è cambiato: se davvero vuole dimostrare il nuovo corso di cui sta parlando, potrebbe iniziare dalla Rai. Sarebbe una riforma senza costi, conclude il giornalista: non si metterebbero le mani nelle tasche dei pensionati, ma si dovrebbe solo rinunciare al proprio spazio in tv.
Santoro si lancia in una disanima su quanto altri programmi abbiano attinto dai suoi, sottolineando però che la televisione è di tutti: la figura di Gramellini sull’esempio di Travaglio, le docufiction, la Sardone “creatura” di Announo, la segmentazione degli ospiti che poi Servizio Pubblico ha preferito abbandonare, il collegamento con le piazze,i sondaggi, al satira, il talk che Italia Uno avrebbe in cantiere per Nadia Toffa. In definitiva allora, adesso la nuova sfida è trvoare elementi che gli altri non possano copiare.
La conferenza si conclude qui. Announo è in onda da giovedì 21 maggio, mentre lo speciale finale di Servizio Pubblico il 18 giugno, anche questo trasmesso da La7.