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Quale è la storia che in questi anni di Amore criminale l’ha colpita di più?
Quella di Antonella una ragazza di 21 anni morta per proteggere la madre che si era legata ad un compagno violento che non aveva la forza di lasciare. Quest’uomo ha ucciso Antonella non in un impeto di rabbia, ma con il preciso scopo di togliere alla donna che lui sottometteva l’unico appoggio che questa aveva. Una ragazza giovane con tanto coraggio e piena di valori. Ho ancora il ricordo delle parole d’amore e dolore che mi ha detto sua madre durante l’intervista.
Cosa ha fidelizzato il pubblico ad un programma che non è certo di intrattenimento, e di sicuro non sfrutta il fascino morboso di sesso e violenza?
La sensazione è che ci sia un grande interesse da parte della gente e questo è molto gratificante per chi come me da tanti anni conduce questa trasmissione . Le vicende che vediamo ogni giorno, e alcune le raccontiamo nel programma, sono terribili. Le persone mi chiamano anche direttamente per parlare delle loro storie o per essere aiutati in momenti difficili, e noi rispondiamo a tutti anche se non tutte le storie finiscono poi in trasmissione. Ma il numero in aumento di persone interessante al problema della violenza sulle donne non può che farci piacere. Bisogna essere in tanti per cambiare veramente le cose.
Intanto è protagonista a teatro con “Medea”. Una figura forte e drammatica che sicuramente richiede una preparazione, forse anche fisica.
Medea racconta la fine di un amore, è la storia tragica di un abbandono. Questa è una donna che ama in maniera totale quasi ingombrante, come la sua personalità difficile da sostenere per un uomo che non è all’altezza. Il suo gesto estremo non mi piace chiamarlo vendetta, per me è l’ultima dimostrazione d’amore di una donna che ama troppo e in modo troppo esclusivo. La preparazione, inutile dirlo, è impegnativa anche fisicamente. Con Francesco (il regista Branchetti) abbiamo molto pensato questa figura di donna e anche nei suoi movimenti cerchiamo di rendere il dramma di chi amando viene usato con vigliaccheria e abusato nei sentimenti. Sentimenti che sono andata a cercare nel bagaglio di dolori e delusioni anche personali che tutti abbiamo e poi sfaccettature della mia personalità. Io sono una guerriera, la mia Medea avrà questa forza.
‘Medea’ può sembrare una versione al contrario delle storie che lei racconta in Amore Criminale?
È molto diverso. Medea ama, è indubbio, in modo sbagliato e folle forse ma ama. Gli uomini che uccidono è perché non vogliono perdere la vittima dei loro abusi, vogliono distruggere le donne, sottometterle e renderle schiave, annientare addirittura . Togliere loro ogni dignità e rispetto di se stesse.
Ama il teatro, pensa di continuare a farlo?
Voglio continuare a fare teatro soprattutto con registi capaci come Branchetti e se mi saranno proposti testi impegnativi e di spessore. Ma anche la commedia se ben scritta non mi dispiacerebbe. Ho fatto ‘l’Anatra all’arancia’ per esempio: ecco una commedia brillante ma non superficiale.
Ma nel futuro di Barbara c ‘è anche cinema e fiction. Sempre a settembre ne L’Onore e il Rispetto 4 la De Rossi sarà una popolana siciliana e analfabeta. E sul grande schermo aspetta l’uscita di ‘Dirsi addio’ (www.dirsiaddio.it) film in 7 episodi. Un esperimento cinematografico che coinvolge 7 scrittori (Ascanio Celestini, Marco Cubbeddu, Paolo di Paolo Chiara Gamberale, Fabio Giuseppe Geda, Giorgio Vasta, Simona Vinci) 7 storie e 7 short film.’ E Niente….’ con la regia di Gianluca della Monica e con Giobbe Covatta è l’episodio con Barbara De Rossi protagonista.
Com’è cambiata la fiction da quando ha debuttato ad oggi?
La fiction è cambiata molto da quando ho iniziato, avevo 18 anni e ho vissuti gli ultimi lavori che allora si chiamavano ancora sceneggiati. Da ‘Storia d’amore e d’amicizia’ a ‘La Piovra’ che è stato un grande successo internazionale e anche personale. Allora gli attori si sceglievano con cura e i tempi di realizzazione erano diversi. Per fare 6 ore di girato ci si mettevano 8 mesi, ora 6 ore devono essere realizzate in 4 giorni, e agli attori si chiede qualità in poco tempo.
Quale esperienza le è rimasta nel cuore?
Più di una veramente. Quelle che ho già detto e poi le coproduzioni internazionali come ‘Quo vadis?’ e’ Io e il Duce’ dove sono Claretta Petacci e che mi hanno permesso di lavorare con attori quali Anthony Hopkins, Bob Hoskins, Susan Sarandon, Annie Girardot, Max Von Sydow, Brad Davis e Klaus Maria Brandauer.