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“La saga de Lo Hobbit doveva essere inizialmente composta solo da due film -spiega- poi abbiamo saputo che c’era un terzo capitolo e inizialmente pensavamo fosse una questione economica ma vi assicuro che Peter Jackson (il regista della saga, ndr)ha bisogno di soldi come io ho bisogno di un buco in testa… la decisione di farne tre è stata presa perchè c’era davvero tanto tanto materiale”.
Continua: “chi non mi ama sostiene che faccio sempre lo stesso personaggio. Io penso che se vuoi fare l’attore non devi mai scappare da te stesso, altrimenti è proprio il mestiere sbagliato. Devi conoscere le tue parti peggiori e giocare con loro, trovarci una via d’uscita. Fare l’attore è divertimento, usare accenti non tuoi, indossare orecchie e piedi grandi ma nessun attore, neanche De Niro, riesce a fare un grande ruolo senza metterci una piccola parte di se stesso. Anche se interpreti Barack Obama devi metterci una piccola parte di te”.
Poi il racconto va indietro alla sua infanzia: “da piccolo sognavo di far parte di una band e poi di diventare un calciatore ma sarebbe stata una rovina. Ero spesso malato, i miei genitori erano divorziati, non pensavo davvero di riuscire, non potevo neanche fare il bullo e picchiare i miei compagni… poi ho scoperto che sapevo essere divertente, riuscivo a far ridere. Ed è stata la mia salvezza. A 16 anni ho scelto di fare l’attore, una carriera difficile e avventurosa, in cui si rischia l’insuccesso e la povertà. Rischi che qualcuno pensi sempre che tu sia un idiota a inseguire questo sogno”.
Adesso che è diventato famoso, dice: “Il potere può cambiare in bene e in male. Quando diventi famoso può accadere di cambiare atteggiamento verso gli amici e i parenti ma ci sono abbastanza bastardi nella vita, è inutile aggiungerne un altro”, dice.
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Ed eccoli i suoi prossimi impegni: “Fun house”, il primo, è una commedia nera diretta da Glenn Ficarra e John Requa con Tina Fey e Bolly Bob Thornton sul racconto delle giornate della reporter in Afghanistan e Pakistan.
“Il film non parla di guerra-spiega- ma di vita quotidiana tra persone che provengono dall’Occidente”.
Poi parteciperà al terzo capitolo della saga “Captain America: Civil War”: “E’ una parte piuttosto piccola -spiega- è un personaggio ambiguo che lavora per il Governo americano”.
E su il “Grande Gigante Gentile”, tratto dal racconto di Road Dahl, che dovrebbe essere diretto da Steven Spielberg dice: “Anche io concordo che dovrei lavorare con Spielberg e magari per un film tratto da un racconto di Dahl. Ma per ora sono solo voci, speriamo in un futuro”.
Quanto a Fargo, in cui interpreta il quieto e spietato Lester Nygaard, spiega che “mi è riuscito difficile fare l’accento del Minnesota, io che sono inglese. Nygaard è un personaggio con cui mi trovo bene, anche se non ho ancora ucciso mia moglie, mi sento molto Nygaard”. Del cinema italiano, racconta di conoscere e amare “i film italiani degli anni cinquanta, era bellissima l’atmosfera, la Vespa, adoro quel periodo”.