La trasmissione, già dal titolo, vuole evidenziare l’obiettivo che si propone: individuare le risorse spesso nascoste e non valorizzate di cui è pieno il nostro paese, sottoporle all’attenzione dei mass media e cercare una soluzione affinchè possano finalmente essere fruibili. Il termine Petrolio, dunque, è usato come una sorta di metafora delle ricchezze italiane che necessitano, per venire utilizzate, di essere prima identificate e poi “estratte” secondo il procedimento che si usa per il “petrolio”. Duilio Gianmaria, con questa sorta di “mission” gira l’Italia e, in ognuna delle quattro puntate, propone filmati, reportage, documenti, interviste, realizzati da giovani videomaker. Verranno raccontati anche specifici personaggi legati a determinate risorse nascoste, individuate, portate alla luce. In quest’ottica Duilio Gianmaria cercherà anche di evidenziare quali sono gli ostacoli che si frappongono alla valorizzazione delle innumerevoli risorse made in Italy. Quelle risorse che, se opportunamente utilizzare potrebbero offrire soluzioni alla crisi.
Rai1 fa sapere che non ci saranno dibattiti e neppure ospiti che esporranno i loro differenti punti di vista. E soprattutto, non ci saranno risse. Gianmaria esporrà i fatti con chiarezza ponendo domande a cui dare una risposta precisa. In studio grafici, tabelle, servizi, tutto ciò che è utile per cercare le risorse inesplorate del suolo italianoì in grado di poter dare un aiuto al superamento dell’attuale empasse economico.
Nella prima puntata, dal titolo Caccia al tesoro, Duilio Gianmaria è sulle tracce di tesori dimenticati tra cui Pompei e i Bronzi di Riace.Ci spiegherà che esistono 105 milioni a disposizione per rilanciare la città antica di Pompei che, nella metafora del titolo, rappresenta uno dei giacimenti di “petrolio” più ricchi dell’Italia, simbolo del nostro paese all’estero.
Sull’argomento Pompei, verranno poste domande scottanti che mettono in evidenza l’atavica, scarsa attenzione, dei vari ministri del Beni Culturali che si sono avvicendati nel corso degli anni. Ad esempio: perchè gli inglesi del British Museum chiedono in prestito all’Italia 300 reperti pomepiani e con questi in esposizione, realizzano una delle mostre più visitate, ricavandone milioni? Tutto ciò mentre Pompei apre al turismo soltanto quattro case su settanta. Inoltre, come mai i custodi del Colosseo, a Roma, lasciano i turisti in fila anche per ore per protestare contro l’inadeguatezza degli stipendi percepiti, mentre gli inglesi riescono a ricavare decine di milioni di euro da una semplice mostra? In questo meccanismo perverso, insomma, c’è molto più di qualcosa che non funziona. Si pensi soltanto a quanto si potrebbe ricavare da una organizzazione ottimale della città di Pompei che adesso giace nel degrado più vergognoso.