Qui da noi Downton Abbey non ha toccato la fenomenale cifra di più di 10 milioni di spettatori a puntata come in Gran Bretagna, ma ha comunque appassionato e fidelizzato coloro che, per scelta o per caso, hanno cominciato a seguire le vicende della nobile famiglia inglese Crawley, rimanendo subito incantati dalla bravura degli interpreti (cast stellare, risplendente di artisti premio Oscar), dal fascino dell’ambientazione (il sontuoso Highclere Castle, nell’Hampshire), dallo spessore della sceneggiatura.
Downton Abbey è un affresco bello e crudele dell’aristocrazia anglosassone ai primi del secolo, ritratta all’alba del suo tramonto, all’inizio della fine di un’era, quando la tempesta del sovvertimento del comportamento sociale si abbatte sull’Europa e con devastante potenza cambia gli equilibri di classe.
La prima serie si apriva con la notizia del naufragio del Titanic, la seconda con lo scoppio della Prima Guerra mondiale e, in mezzo, i contrasti familiari e storici fra tradizione e progresso, fra libertà individuali e imposizioni sociali, vissuti e osservati nei saloni del castello attraverso gli occhi dei conti che lo abitano ma anche attraverso quelli della servitù.
Chi ha visto le due serie precedenti sa bene quanta forza, positiva o negativa, sanno esprimere i personaggi principali, grandi attori al servizio di un grande sceneggiatore, Julian Fellowes (premio Oscar per Gosford Park, diretto da Robert Altman). Un cast corale perfetto, più cinematografico che televisivo, in cui spiccano la fantastica Maggie Smith (due Oscar), nel ruolo della sprezzante e dispotica madre del capofamiglia, e Brendan Coyle nella parte del maggiordomo Bates.
E un’altra attrice premiata con l’Oscar fa il suo ingresso nella terza stagione che sta per arrivare in Italia (in Inghilterra sono già alla quarta): è Shirley MacLaine, che promette ulteriori scintille di talento interpretando l’esuberante consuocera di Maggie Smith, che porta dal Nuovo Mondo un linguaggio disinvolto e forti idee liberali. Sarà l’incontro/scontro tra due anziane signore all’opposto in tutto: l’incontro/scontro tra Belle Epoque ed Età del Jazz.
Senza svelare troppo, possiamo tuttavia anticipare qualcosa sugli otto nuovi episodi in onda a breve su Retequattro, che si snodano tra il marzo del 1920 e l’autunno del 1922. Chi non è un neofita, ricorderà di aver lasciato i protagonisti in festa per la fine della guerra e per l’arrivo del Natale. L’erede di Downton Abbey, il giovane Matthew, non solo si era miracolosamente rialzato dalla sedia a rotelle su cui pareva condannato dopo una ferita in battaglia, ma aveva anche assistito alla provvidenziale morte per malattia della futura sposa, proprio quando si era reso conto di amare ancora e solo Mary, la primogenita del conte. E poi avevamo visto il povero maggiordomo Bates finire in galera per un’ingiusta accusa di omicidio. Ora, all’inizio della terza stagione, troveremo Mary e Matthews prossimi alle nozze, lo sventurato Bates sempre in prigione e i Crawley sull’orlo di un drammatico dissesto finanziario che potrebbe mettere a repentaglio la proprietà di Downton Abbey, emblema del loro potere e dei loro secolari privilegi.
Downton Abbey è un nome di fantasia. Nella realtà si chiama Highclere Castle ed è esattamente come lo vediamo in tv, con le sue circa 300 stanze, i suoi arredi e corredi, le sue cucine e le sue dispense, il suo immenso parco di 400 ettari. Dal 1679 il castello appartiene alla famiglia dei conti di Carnarvon che, generazione dopo generazione, non hanno mai smesso di risiedervi facendone una delle ultime grandi dimore vittoriane tuttora abitate. Una “casetta” del genere comporta come è intuibile elevatissime spese di manutenzione e, per quanto facoltosi, i Carnarvon hanno dovuto inventarsi una soluzione per trarre reddito dal loro gioiello immobiliare. Ospitare set pubblicitari, cinemtaografici e televisivi è stata la scelta più semplice e remunerativa. Difatti, ben prima di Downton Abbey, Highclere ha accolto le troupe di importanti film, storici e non solo: nel 1999, per esempio, Stanley Kubrick lo scelse per ambientarvi il suo ultimo e controverso lavoro, Eyes Wide Shut.
Per aggirarsi tra i saloni e i giardini del castello e respirare le suggestioni che ci trasmette Downton Abbey non è indispensabile far parte di una produzione cinematografica: dallo scorso anno, a prezzo salato e per un numero molto limitato di persone, Highclere ogni tanto apre le sue porte. Conquistare la possibilità di visitare il castello non è però impresa semplice. Le richieste superano di gran lunga l’offerta e per sperare di farcela occorre muoversi con ampio anticipo. Non sarà proprio alla portata di tutte le tasche, ma ecco la “dritta” per garantirsi un giro a Highclere e nella stupenda contea dell’Hampshire (www.visit-hampshire.com), e per di più con trattamento a cinque stelle: soggiornare al Brown’s Hotel di Londra (www.roccofortehotels.com), storico albergo con 175 anni di storia dell’ospitalità, che da luglio a settembre organizza escursioni a Highclere a bordo di auto d’epoca e offre ai partecipanti anche l’opportunità di visitare al castello la collezione egizia che celebra la clamorosa scoperta del V conte di Carnarvon, autore nel 1922 del ritrovamento della mummia del giovane faraone Tutankamen. E, come souvenir, viene regalato il libro di Lady Carnarvon, Lady Almina and the real Downton Abbey, con dedica autografa.
Un altro spunto per unire la curiosità di vedere da vicino le location di Downton Abbey al piacere di andare alla scoperta di luoghi interessanti: nell’episodio finale della terza serie assisteremo a grandiose scene corali girate in Scozia, nella cornice del settecentesco castello neogotico di Inveraray (www.inveraray-castle.com), tuttora abitato dai proprietari, i duchi di Argyll, che, come i Carnarvon, ricavano fondi per la manutenzione consentendo visite pubbliche (www.international.