Il volto sereno, i capelli biondi e gli occhi chiari di Greta Scacchi (chi non la ricorda nei film “Calore e polvere” o “Presunto innocente”?) faranno da contraltare alla faccia pensosa ed enigmatica della Madonna, lo sguardo abbassato sul Bambino abbandonato sul grembo, assisa su un trono e al centro di una “Sacra conversazione” con uno stuolo di Santi e con il committente, il duca Federico di Montefeltro, inginocchiato sul proscenio del quadro.
Molto non si sa di questa pala. La certezza è che sia opera di Piero (sgombrando dunque i dubbi sulla paternità di fra Carnevale). Ma in quale anno fu dipinta? Perché il Signore di Urbino gliela commissionò? Quale la sua collocazione originaria? Dovrebbe essere anteriore al 1474, perché Federico non reca l’onorificenza dell’Ordine della Giarrettiera, ricevuta appunto in quell’anno. Il 1472 potrebbe essere la data probabile, allorché morì la sposa del Montefeltro, Battista Sforza (Piero li aveva raffigurati entrambe nel cosiddetto Doppio Ritratto), e dunque il mecenate probabilmente aveva intenzione di sistemare la Pala nel luogo di sepoltura della duchessa, un mausoleo poi mai realizzato. Alcuni studiosi intravedono nel volto della Vergine alcuni tratti di Battista Sforza, come nel Bambino la somiglianza con il figlioletto Guidobaldo. Fatto sta che la strana pala (strana in primo luogo per la forma, mancante delle parti laterali e dunque sviluppata soprattutto in altezza) fu sistemata nell’urbinate convento di San Bernardino, da dove il Bonaparte la fece sloggiare nel 1810.
Ma il mistero più intrigante è nello sfondo di quest’olio su tavola. Nella perfetta resa prospettica e luministica della nicchia col soffitto a cassettoni nel quale sono incastonate rosette (Piero si ispirò alla chiesa di Sant’Andrea a Mantova, opera di Gian Battista Alberti?) tengono il punto più alto e centrale una conchiglia e un uovo di struzzo. Quest’ultimo, tenuto da un filo, scende perpendicolare sopra il capo di Maria. La forma pura del candido uovo corrisponde al perfetto ovale della Madre di Dio, in una ricerca di forme essenziali, primigenie, sottese a ogni cosa naturale, segno razionalistico e umanistico della perfezione del Creato. Però quell’uovo allude anche alla verginità di Maria. Per alcuni rimanda, al centro com’è della conchiglia, a una perla, frutto che si genera senza copula. Altri vi leggono la leggenda di Leda, la sposa del re di Sparta che fu fecondata da un cigno, nelle cui sembianze si era trasformato Zeus. E appunto un uovo di struzzo era conservato in un tempio dell’antica città greca.
Il lieve incedere di Greta Scacchi – cresciuta a contatto con grandi opere d’arte poiché figlia di un antiquario e pittore milanese – nella Pinacoteca di Brera, i suoi primi piani raffrontati con l’inquadratura dei dettagli della Pala di Piero della Francesca daranno vita alla lettura del capolavoro, così come è già avvenuto nelle prime due intriganti puntate della seria di Sky Arte, durante le quali l’attrice ha indagato sui Caravaggio di San Luigi dei Francesi a Roma e su Les Meninas di Velasquez al Prado di Madrid. Seguiamola con l’entusiasmo di chi ama l’arte, finalmente fatta conoscere in prima serata.
Stasera in tv: Capolavori svelati nella Pinacoteca di Brera
31 Ottobre 2013
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