“Una Roma fantastica, sognante, un affresco memorabile, una città percorsa da anime perse, parvenu, finti ricchi,nobili e spiantati,dame e cavalieri in un jet set cenciaiolo, politici corrotti e ladroni, banditi di alto bordo,imbroglioni e millantatori, giornalisti imbruttiti e senza passione, alti prelati miserrimi che non ascoltano e si adeguano, intellettuali e intellettualoidi,rapporti fatiscenti, salotti banalmente nella noia, dame ferocemente sole, trans e mignotte.Una sterminabile babele, sporcata e intontita da musica tuonante, un carnaio superficiale da girone dantesco,giovani esistenze che si avvinchiano in farsesca goduria, guardoni arrapati, in una platea di forsennati decisi a fare l’alba, urla, sniffate, alcol, ballare a perdifiato per dimenticare. Un immenso tragico caos, via Veneto deserta, irriconoscibile da quella cantata seppure anche nei difetti da Federico Fellini nel ’60, una Roma dal boom superficiale e godereccio, che presagiva il dopo e che Paolo Sorrentino racconta in una Roma di oggi , disgraziatamente più impoverita, con la stessa intensità in una città maggiormente imbruttita e confusa.”
Lo scrivemmo, e lasciate passare la vanità nel ricordarlo, fin dal 20 maggio del 2013, dichiarando “La grande bellezza”,una grande opera, al ritorno del film dall’importante Festival di Cannes, dove una giuria internazionale, con un sonoro schiaffo di presunzione,aveva rimandato a casa il nostro capolavoro per soggetto, regìa e per tutto il cast, senza il minimo dei riconoscimenti. Eppure qualche anno prima lo stesso Sorrentino, con il suo “Il divo”, un film crudo sulla governance disgraziata del nostro paese, aveva raccolto il Grand Prix per la regìa. Ebbene i nostri amici transalpini esageratamente nazionalisti non riconoscono mai i loro errori , sono sempre coerenti nello sbagliare persistono anche con il loro Cesar , il loro Oscar europeo , ignorando ancora una volta il nostro capolavoro . E non è la prima volta per gli amici confinanti. Ma chi se ne frega del loro Cesar . Tant’è, il cammino trionfante de “La grande Bellezza” è una continua escalation, si aggiudica il Bafta, l’ Oscar inglese, tutto ciò che di importante c’era da vincere, compreso il Golden Globe, preludio significativo per l’Oscar il più pretigioso in assoluto dei riconoscimenti .
“ La grande bellezza” ha sbaragliato i concorrenti, film di grande valore ,si è portato a casa la statuetta d’oro, quell’Oscar al miglior film straniero, che è arrivato dopo quindici anni di tribolazioni e speranze e dopo il trionfo del nostro grande Benigni con “La vita è bella”.
E’ giunto alle quattro di una qualsiasi mattina del 3 marzo, non ancora primavera e neppur glaciale inverno, pioggia battente, stavamo aspettando speranzosi l’Oscar ad un grandissimo italiano ad un illustre signore del profondo Sud. L’ Oscar al film tutto italiano non era scontato, temevano la politica sparti premi dell’Accademy americana, delle Major di Hollywood, quella politica che, spesso, spesso ha premiato certe opere poco talentuose,ma pregne dei poteri forti.
Invece onore all’America, una grande democrazia che, accantonate incoerenze e discriminazioni razziali assurde, riesce al momento giusto ad essere coesa. Chi mai avrebbe previsto, pochi anni fa, che un uomo di colore come Obama sarebbe stato eletto al comando della piu’ grande democrazia del mondo. Come pure non era scontato premiare con l’Oscar, “ 12 anni schiavo “ dell ‘inglese Steve McQueen e assegnare l’Oscar all’insuperabile attrice di colore Lupta Nyong’o. Quel sogno di Martin Luther King”I have a dream” si sta avverando dopo 50 anni dallo storico discorso .
Per questo, al momento del trionfo di Sorrentino siamo balzati in piedi, quasi increduli, battendo le mani con energia ed esaltandoci . Abbiamo avvertito un’emozione ancora più forte all’ annuncio di 15 anni prima, quando la nostra massima star Sophia Loren, urlo’ “Roberto Roberto”. Commozione e orgoglio di essere nato in questa terra massacrata da oltre venti anni, ma strapiena di arte e di sentimento. Quell’arte, quella cultura storica antica e moderna di illustri italiani e quel miserrimo abbandono in un paese ridotto alla fame.Quell’orgoglio è ritornato prepotente e ci ha dato un singolare brivido e ci ha ancora profondamente indignato nel ricordare le parole nefaste di chi, con la sfrontatezza della arroganza e dell’ignoranza, ha urlato” Roma ladrona, con l’arte non si mangia.” Costoro non sanno che l’amore per l’arte e l’istruzione identificano coscienza e civiltà di un popolo.
Ebbene Paolo Sorrentino ,un grande artista e un grande napoletano, all’annuncio dell’Oscar ha detto con la semplicità che lo distingue,” Grazie a Federico Fellini, Talking Eads Martin Scorsese e Maradona “.
Per fare un buon film, ci vuole un grande cast e per questo “La grande bellezza” è un capolavoro. Jep Gambardella è un immenso Tony Servillo, un’artista fuori dal coro, indimenticabile figura, nella convinzione di essere un moderno Marcello Mastroianni, elegante, manieroso, miseramente solo, è un giornalista demoralizzato dal mondo che lo circonda, la sua avventura è carica di ricordi. Al giornalista, ormai negli anni della maturità ,non riesce fare altro che entrare in un mondo vorticoso falso, inutile. “Sono il re della mondanità – dice -, sono riuscito a dirigere le danze, sono io il re ”. Ciondolante nell’ inutile mondo che transita , nasce e si muove un Jep Gambardella indolente , annoiato, confuso, ipocrita, assente e lui l’uomo della notte. Gin , sigarette , discorsi fatui, in salotti vacui con l’estremizzare un ego assurdo e falso, rientro alle prime luci dell’alba, in una via Veneto triste e buia, abbandonata, solitudine regnante, il suo incontro muto e significativo con una signora sola elegante e matura, si guardano per un attimo, viaggiano nei ricordi forse identici in un silenzio surreale, continuano la loro strada , ieri ed oggi e nulla cambia. “Quando voi vi svegliate , io vado a dormire” dice Jep.
Questa è la Roma di Sorrentino. Ma proprio dinanzi ai difetti di un popolo che si innalza e mette sotto i riflettori le bellezze artistiche e umane di una città , la signora Meloni afferma che noi italiani nei film ci esaltiamo solo con i nostri vizi e difetti. Signora Meloni è molto più profondo il significato del film di Sorrentino, la storia va al di sopra delle sue considerazioni, che troviano profondamente populiste.
Perche questa, è la Roma di Sorrentino nella profondita’ della sua analisi: l’applauso degli spettatori sul terrazzo del Gianicolo allo sparo del cannone a mezzogiorno , il fontanone, il busto severo di Garibaldi. la terrazza del Pincio dominante un Roma mozza fiato, il “cuppolone” di San Pietro, le campane nostalgiche di una Roma sparita, sognante, il cielo azzurro disegnato da nuvole di storni, individui, piani sequenze di autore , si muovono e fotografano una città unica al mondo per storia civiltà ed arte che viene riproposta impietosamente in una Roma ferita e indolente che aspetta qualcosa che deve pur arrivare.
Ci volevano un signore di Rimini e di Napoli per farci sentire l’ odore di Roma massacrata ,ma pur immortale,assaporare, questa Roma nella sua atmosfera di ieri e di oggi, nel bene e nel male. Per fare un grande film, ci vuole un grande cast e “la grande bellezza” è un capolavoro. “…è tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio, il sentimento, l’emozione e la paura, gli sparuti e incostanti sprazzi di un’ unica bellezza, E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile, quel posto si chiama pur sempre vita”.
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