Cominciamo da Luca e Paolo: i due conduttori hanno ritrovato lo spirito dissacrante che ne caratterizza l’ironia e hanno mostrato più sicurezza, superando l’impatto dell’esordio. Da apprezzare il “filmato” sui nostri due Marò che serve a tener desta l’attenzione su Latorre e Girone: dopo l’appello fatto da Raffaella Carrà al festival di Sanremo per la loro liberazione, i riflettori si sono abbassati sul caso.
Meno convincente la performance nel ruolo dei Cugini Merda che, questa volta se la sono presa con Maria De Filippi.
La giuria di extracomunitari inizia a prendere forma con la caratterizzazione dei personaggi. Il ruolo di Andy Luotto, però, nella parte del presidente sordo-muto è irritante: troppo calcato negli atteggiamenti che lo rendono poco credibile e talvolta fastidioso. Migliorata, invece, l’utilizzazione di Pino Caruso la cui presenza di “vecchio saggio” sembra aleggiare sullo show per poi materializzarsi con le sue osservazioni filosofiche. A Antonio Ricci, ideatore di Giass, va il merito di aver ridato visibilità televisiva ad un comico di spessore.
Le performance dei comici, inoltre, si sono rivelate più curate, soprattutto nelle battute, apparse quasi studiate a tavolino e infilate l’una dietro l’altra, in una sorta di sequenza dominata da un filo rosso: la suddivisione nelle macroregioni di appartenenza, Migliori le battute di Nino Formicola nella parte del finto cieco, gradevole la parodia di Virginia Raffaele nella sua cartolina da Rimini che è arrivata in un orario meno prossimo alla fine del programma, come avevamo auspicato. A questo punto però, c’è da spingersi oltre e inventare nuovi personaggi. La Raffaele, pur brava, sta ancora vivendo di rendita: tutte le parodie fanno parte del suo bagaglio fin dai tempi di Quelli che il calcio. C’è bisogno di una novità.
Inoltre: Giass sta assumendo una propria dimensione comica, cercando di dimenticare Arbore, Zelig, e tutto il resto. Ancora la trasformazione in una identità specifica non è realizzata in maniera definitiva, ma il passo è breve: Antonio Ricci, infatti, si sta intelligentemente liberando da ogni riferimento a programmi similari. Resta in Giass la forte impronta di Striscia la notizia, ma è un elemento positivo perchè in molti “servizi” le battute avevano la forza dirompente e dissacrante del tg satirico.
E quando la satira non è fine a se stessa ma induce a riflettere, ha raggiunto il proprio obiettivo.