Di Jorge Mario Bergoglio, primo Papa proveniente dal continente americano, si conosceva ben poco fino a soli sette giorni fa. Poi quella fumata bianca spuntata dal comignolo al quinto scrutinio ha fatto esplodere una sorta di Bergoglio-mania. Tutti pazzi per il Pontefice.Tutti a commentare ogni suo minimo gesto, a trovarvi significati nuovi e densi di speranza per il futuro della Chiesa. E subito dopo, tutti a scrutare nel suo passato, al punto da trovare anche la fidanzatina dell’adolescenza, una signora oggi ottantenne, che ha raccontato con dovizia di particolari il suo legame con il futuro Papa. E le immagini hanno fatto il giro delle tv di tutto il mondo.
Avide di audience e di consensi, le nostre reti, indistintamente, hanno sguinzagliato inviati e cronisti ovunque si potesse trovar traccia di notizie papali,di possibili antenati, di persone che anche lontanamente potessero aver conosciuto papa Bergoglio. In alcuni talk show pomeridiani, l’inviata nelle terre piemontesi, dove sono nati i bisnonni del Pontefice, ha mostrato attrezzi agricoli che “forse” potrebbero essere appartenuti agli avi papali.
Pomeriggio 5, in un tripudio di ospiti, commentatori, immagini più o meno esclusive, non ha mollato l’argomento “pontefice” e lo ha cavalcato anche nel contenitore domenicale. Faceva un certo effetto assistere alle performance della padrona di casa che parlava del Papa come di un personaggio da reality. Un personaggio analizzato in ogni atteggiamento, pensiero, parola, opera.
Perchè abbiamo assistito, purtroppo, ad una sorta di Grande Fratello Pontificio: ad un certo punto la sacralità e la ieraticità del Papa si sono sgretolate, lasciando uscire dall’inaccessibile reggia vaticana l’uomo vestito di bianco che va incontro all’uomo comune, gli dà la mano, gli parla come ad un conoscente.E’ come se la “porta rossa” del reality si fosse spalancata e il vincitore fosse andato incontro ai fan.
Questa operazione di “reality pope” è avvenuta con il pieno consenso del vaticano che l’ha incentivata e promossa come toccasana per la Chiesa caduta recentemente dal piedistallo della credibilità. La tv ha rimandato l’immagine di un uomo-papa nel quale il popolo ha riposto tutte le speranze di cambiamento. Papa Bergoglio, grazie ai mass media, è stato investito della grande responsabilità di dare finalmente un segnale di metamorfosi, di chiusura con il buio e le ombre e di apertura verso una nuova era.
Il popolo televisivo, assieme al popolo comune, avevano ed hanno bisogno di credere nel cambiamento che attraverso la figura del nuovo poverello vaticano, si estende dalla Chiesa alla realtà quotidiana. Siamo una nazione psicologicamente fragile che necessita di ritrovare la speranza in uno dei momenti più bui della sua storia. Degrado della politica, della Chiesa, della qualità della vita, della credibilità oltre confine. Ecco, la tv si è fatta interprete di queste esigenze e ci ha offerto l’immagine di un papa che rinuncia agli orpelli preziosi della sua carica e scende tra la gente. facendo quello che la classe politica non ha saputo e voluto mai fare: cercare o ricercare il contatto con il popolo.
Questi elementi sono stati messi in evidenza persino da Maurizio Crozza che martedì sera ha dedicato la copertina di Ballarò a papa Bergoglio. Mancavano solo le pervisioni del tempo, poi l’occupazione dei palinsesti da parte del nuovo Papa sarebbe stata totale.