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Cifre alla mano: il talk di Massimo Giannini su Rai3 precipita dall’11,8% della prima puntata al 6,5% della seconda. In controtendenza Floris su La7 incrementa il bottino di pubblico e passa dal 3,47% iniziale al 4,23. Andrea Vianello, direttore di Rai3 difende la sua scelta: “Giannini è una grande firma della carta stampata, affidargli la trasmissione è stata una scelta convinta e ponderata, per me il programma sta andando bene e i bilanci si fanno alla fine”.
Più soddisfatto Giovanni Floris che ha saputo riportare in alto (anche se di poco) le cifre degli ascolti. Innazitutto la copertina di Maurizio Crozza è stata più lunga del solito ed ha avuto come oggetto la presenza di Pierluigi Bersani in studio al quale il padrone di casa ha fatto una lunga ma non monotona intervista.
Contro la verve dissacrante di Crozza si è preferito schierare un intervento di Paolo Rossi che non ha mostrato la medesima incisività del concorrente. E questo è stato il primo punto a favore di Floris. Ma già dalla prima puntata si è avuta la certezza che diMartedi non è altro che Ballarò. Il telespettatore vi ritrova il Floris dell’ex talk show di Rai3. E’ come se fosse un programma già conosciuto con l’unico inconveniente che adesso si trova su un altro canale meno “gettonato” sul telecomando.
{module Google richiamo interno} Massimo Giannini, in apertura di puntata ha ospitato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. L’intervista non ha avuto il medesimo impatto della lunga e interessante chiacchierata fatta da Floris con l’ex segretario del Pd che ha avuto parole dure nei confronti del Premier Matteo Renzi. Sembrava quasi scontato che il pubblico dovesse propendere per diMartedì.
Giannini, come ha sottolineato Vianello, è un’ottima firma del giornalismo scritto. Ma c’è una notevole differenza con il giornalismo televisivo del quale non può conoscere tutti i trucchi scoperti da Floris in dodici anni di permanenza in video. Piuttosto che dare una vigorosa sterzata verso il dinamismo, si è preferito far scorrere tre lunghissime ore di chiacchiere su un binario oramai morto.
Sarebbe stato meglio rinunciare alla “copertina” di Ballarò: l’intervento di Paolo Rossi, purtroppo, è stato deleterio.
Dall’altra parte, pur con tutta la sua professionalità, Giovanni Floris adesso ha capito di non essere Michele Santoro. La sua sorte su La7 non sarebbe stata quella dell’ex tribuno del popolo che ha annunciato, tra l’altro, di voler abbandonare Servizio pubblico dal prossimo anno.
Il risultato di questa lotta all’ultimo telespettatore è la vittoria della fiction di Rai1 (Un’altra vita con il 24,4%) in misura maggiore, e di quella di Canale 5 (I Cesaroni con l’11,9%) in termini molto, ma molto più contenuti.