Complice, forse, le temperature africane di questi giorni, i talk show politici si infiammano con discussioni sopra le righe, l’incendio si dipana da un capo all’altro dell’etere, refrattario a qualsiasi tentativo di spegnimento. Linea Notte, in onda su Rai3, ieri sera, ha fatto registrare un duro botta e risposta tra la conduttrice Bianca Berlinguer e l’ex ministro Mara Carfagna, ospite in studio. Ad un certo punto la Carfagna si è alzata e ha abbandonato la trasmissione.
Nell’ultima puntata del talk show In onda, condotto su La7 da Luca Telese, Micaela Biancofiore (Pdl) e Pippo Civati (Pd) hanno offerto un altro esempio di “mala education” televisiva, scontrandosi in diretta in maniera pesante, come due combattenti che cercano a tutti i costi la vittoria finale.
Virus- Il contagio delle idee, in prima serata su Rai2, ha evidenziato, se ce ne fosse ancora bisogno, evanescenza di contenuti e vacuità di discussioni visibili fin dall’esordio. Anche qui toni elevati, soprattutto da parte del padrone di casa, Nicola Porro che non sembra parlare ma gridare quasi fosse consapevole che nessuno lo ascolta. E, nel corso della trasmissione, incita, con l’atteggiamento caratteristico di chi è in difficoltà, a fare altrettanto.
Che cosa sta succedendo ai talk show politici in questa vigilia ferragostana? Perchè sembrano tutti sull’orlo di una crisi di nervi? Alle intemperanze anche gravi di questi programmi il pubblico è abituato. L’assuefazione è iniziata con la presenza in studio di personaggi polemisti di professione, ma i toni, almeno sotto il solleone, si abbassavano notevolmente, considearta anche la desertificazione dei palinsesti. Quest’anno, invece, i recenti eventi legati alla sentenza Mediaset e alle vicende dell’ex premier Silvio Berlusconi, la precaria stabilità del governo Letta, la crisi economica, hanno innescato un meccanismo a catena che ha amplificato al massimo la rissosità delle parti politiche presenti nei vari talk show.
Il fine è farsi ascoltare, predominare, primeggiare ricorrendo a tutti i mezzi a disposizione. E, in quelle sedi, l’unico mezzo è duellare urlando, infilzare l’avversario anche con termini molto discutibili, cercare di ridulrlo in una sorta di sudditanza, imponendo la propria superiorità intellettuale e politica. Al cospetto del telespettatore- elettore, si assumono atteggiamenti di supponenza per far capire di essere depositari dell’unica verità esistente, dinanzi alla quale le parole degli avversari diventano bugie ridicole
Ora, in questa singolare estate politica, a scatenare ancor di più la polemica e la rissosità è la innaturale alleanza che tiene al govero due schieramenti opposti Pd e Pdl, in nome del bene del paese. Altro elemento che provoca, dinanzi alle telecamere, crisi di nervi da parte di esponenti dei rispettivi colori politici. Non c’è tempo per una possibile e serena valutazione, non c’è tempo per battere l’avversario sul filo della dialettica, ognuno ha i propri interessi da salvaguardare. Costi quel che costi: il fine giustifica il mezzo (televisivo) machiavelliicamente parlando.
Purtroppo, questa politica così rissosa e polemica è lo specchio di una società che ha perso di vista i semplici valori del confronto e della tolleranza. La prevalenza a tutti i costi è il segno caratteristico di una convivenza che diventa sempre meno civile e non accetta regole, ma agisce soltanto in nome di una brutalità e di una violenza in crescita esponenziale. A filosofi e psicologi, il compito di capire quanto il comportamento di ognuno di noi sia influenzato dai cattivi esempi televisivi.