Invece l’ottava puntata, andata in onda dalla Cina, ha portato una ventata di novità nello schema appiattito del format. Merito degli straordinari paesaggi cinesi, delle usanze e dellle abitudini degli abitanti che abbiamo potuto seguire con interesse, e merito soprattutto dei monaci tibetani che sul monte Tai hanno accolto i concorrenti stremati da 6600 gradini che hanno dovuto salire tutti a piedi, nel migliore dei casi. C’è stata per alcuni, infatti, anche la “punizione” di venire appesantiti da tanche d’acqua o altri bagagli da portare a mano. Questo cambio di scenari con le immagini suggestive di una Cina spesso inedita hanno dimostrato che si poteva fare di più per mantenere viva l’attenzione dei telespettatori.
Dunque, appena è cambiato qualcosa, anche gli indici di ascolto sono risaliti, raggiungendo circa il 7,5% di share. Pochi, certo se paragonati alle cifre che conquistava L’isola dei famosi. Ma un piccolo risultato il cui significato è chiaro: Pechino Express avrebbe dovuto avere una formula più intrigante per quanto riguarda le interazioni tra le coppie di concorrenti e soprattutto non doveva insistere troppo sulle peregrinazioni dei concorrenti interessati solo a mettersi al sicuro durante la notte e a chiedere passaggi per spostarsi da un posto all’altro. Si sarebbe dovuto rendere più movimentato il tragitto
Nelle ultime puntate, inoltre, sta venendo fuori la coppia formata da Costantino Della Gherardesca e dal nipote Barù il cui sens of humour sembra in fase crescente. Lo zio, in particolare, fa battute che destano l’ilarità dei telespettatori e si può dire che il binomio zio-nipote rappresenti oramai uno dei pochi ultimi appeal dell’adventure show per quanto riguarda i concorrenti.
Pechino Express avrebbe dovuto essere presentato in maniera adeguata al pubblico italiano abituato ad altri tipi di reality show, come già sottolineato. Chi pensava che “lo svezzamento” della platea televisiva sarebbe avvenuto man mano, nel corso delle puntate, è rimasto deluso. Qualche piccolo miglioramento in corso c’è stato, ma si tratta di briciole di audience. Se si considera il dispendio economico effettuato per realizzare il programma, ci si rende conto che, restare al di sotto del 10% di share è davvero penalizzante.