Sinceramente non ci aspettavamo un successo così clamoroso. Il giovane Montalbano ripercorre i primi anni di attività del famoso commissario nato dalla fervida inventiva di Andrea Camilleri che ha curato anche la sceneggiatura del prequel. E il suo tocco si è visto tutto, nella riproposizione delle atmosfere, nella descrizione dei personaggi e degli sfondi paesaggistici. Il giovane Montalbano, ovvero Riondino, è un commissario alle prime armi che, però, già evidenzia il carattere fermo, l’intuito nell’affrontare i casi di cronaca nera, l’aplomb da capo che decide e non ha tentennamenti.
Attorno a lui i medesimi personaggi che ritroveremo nel Montalbano adulto, da Catarella rappresentato come una macchietta siciliana a Fazio. Riondino ripete le gesta del Montalbano adulto e fin dalla prima puntata una particolare attenzione per le donne. Ne frequenta una con la quale il pubblico lo vede spesso in intimità. Ma è una storia passeggera, una vicenda che prelude al legame con la fidanzata ufficiale del Salvo Montalbano adulto. Il commissario giovane, insomma, ha tutte le caratteristiche psicologiche, personali e professionali che il pubblico ha amato nel Montalbano calvo e deciso della mezza età.
Insomma Montalbano è un commissario per tutte le stagioni, o meglio per tutte le età.
Naturalmente l’operazione televisiva ha un significato commerciale che va al di là di ogni altra considerazione professionale. Si consideri che Luca Zingaretti, che presto tornerà con altre quattro storie del commissario siciliano, inizialmente non era propenso a impersonare il poliziotto. E dopo le prime due serie, avrebbe voluto scrollarselo di dosso. Poi ha capito che deve a lui e solo a lui la vasta popolarità e ha continuato a prestare il suo volto al personaggio di Camilleri. Ma la Rai ha voluto sfruttarne fino in fondo il gradimento di pubblico ed è ricorsa all’espediente del cosiddetto prequel. Un espediente cinematografico che sta prendendo piede anche nella fiction.
Il commissario Montalbano è un prodotto prezioso per la Rai, in grado di catturare dinanzi al piccolo schermo dieci e più milioni di spettatori e di attirare le attenzioni degli inserzionisti pubblicitari. Un prodotto venduto benissimo anche all’estero e che ha contribuito a dare lustro al made in Italy televisivo.
Michele Riondino se la cava bene nel ruolo di Montalbano giovane, ma si notano in lui alcune incertezze e un timore quasi reverenziale che ne appiattiscono, in molti passaggi, la resa emotiva. Non solo, ma per certi aspetti, la figura del giovane Montalbano è un po’ troppo caricata. Poco credibile, lo ripetiamo, è anche il personaggio del giovane Catarella, che ripropone tout- court e amplifica il modo goffo di parlare già visto e ascoltato nella versione “anziana”.
La speranza, adesso è che non diventi una moda il ricorso al prequel per sfruttare fino in fondo il gradimento di un prodotto televisivo. Sarebbe ora di cercare nuove idee.