Quelle diversità così tanto sbandierate, nell’immediata vigilia della messa in onda, si sono materializzate, ieri sera, in Razza umana, il programma con cui è tornato in video Piero Marrazzo e che abbiamo visto su Rai2. Raccontare l’umanità in tutte le sue forme, recitava lo slogan della vigilia. L’obiettivo era abbastanza pretenzioso, e la realtà è stata differente. Innanzitutto bisogna, però, ammettere che Piero Marrazzo ha cercato di entrare nel programma in punta di piedi, dando un’immagine più intimista rispetto al suo personaggio televisivo come i telespettatori lo avevano conosciuto nel suo ultimo programma Mi manda Rai3.
I documentari, dicevamo, sono stati davvero interessanti, fuori dalla normalità e dagli schemi comuni; raccontavano quattro storie diffententi, rappresentative di quattro realtà diverse. L’alpinista che si è tagliato il braccio destro per poter sopravvivere all’incidente che glielo aveva imprigionato sotto un enorme masso, era il racconto del primo documentario, commentato, in studio, insieme a Marrazzo, da un po’ patetico Gianpiero Galeazzi. Il secondo documentario aveva come leit motiv il busìness della bellezza in Cina e ha mostrato donne che si sono sottoposte persino a 50 operazioni di chirurgia estetica pur di assomiglaire a modelli di bellezza occidentali. Il terzo ha introdotto il telespettatore nel mondo delle favolose feste delle ricche ragazze brasiliane quando compiono quindici anni. Impressionante, infine il documentario proveniente dalla Francia che ha fatto conoscere agli italiani il fenomeno delle bambole re-born. Si tratta di bambole che somigliano a bambini veri, a neonati. Vengono “adottate” da donne che attraverso questi bambolotti dalle fattezze umane cercano di elaborare lutti o di soddisfare l’istinto materno variamente declinato. Marrazzo ha preso spunto da questi documentari per approfondire gli argomenti trattati con ospiti in studio. Siusy Bladi ha parlato del suo rapporto con il corpo e con la bellezza, ad esempio. Ma sinceramente, la discussione con gli ospiti, presi singolarmente, uno ad uno, è stata meno interessante delle immagini e delle storie raccontate. Soprattutto perchè si è cercato di dare alle interviste di Marrazzo un tono troppo elevato, quasi filosofico. Il continuo ripetere, in ogni momento della discussione, il titolo del programma “Razza umana”, l’obiettivo di differenziarsi dal resto del mondo televisivo, hanno impresso una sorta di lentezza al programma che non è riuscito a proporre quella diversità tanto sbandierata.
E’ solo la prima puntata. Nelle successive bisognerebbe dare più impulso e più vigore alla discussione, avvicinarsi in qualche maniera al pubblico generalista della seconda rete. Così come è concepito e come l’abbiamo visto, Razza umana sembra un programma per i pochi eletti di una tv sofisticata e pretenziosa tv tematica.