Cominciamo dagli ospiti: Maurizio Crozza è arrivato sul palcoscenico dell’Ariston visibilmente preoccupato, nonostante le gag e gli “aiutini” offerti da Fabio Fazio che lo ha lasciato solo quando è stato sicuro che il pubblico non gli era ostile.Il monologo di Crozza non ha avuto il guizzo dissacrante e la forza coinvolgente che ne contraddistinguono la comicità. Incentrato sul tema oramai insopportabile, dopo cinque puntate, de La grande bellezza, Crozza lo ha utilizzato per viaggiare nel tempo in un excursus tra cultura e attualità, finalizzato a dimostrare che siamo il popolo migliore del pianeta. Il comico ha cercato di miscelare equamente vari ingredienti in un mix che alla fine non ha convinto. Ha riservato la parodia di Matteo Renzi alla fine del suo intervento, come ultimo momento spettacolare, ma nel timore che potesse accadere qualche altro inconveniente, l’ha fatta durare pochissimo.
Si è consumata velocemente anche la partecipazione di Claudia Cardinale, arrivata sul palcoscenico dell’Ariston dopo la seconda parte. L’attrice ha avuto solo il tempo di raccontare che seguiva il festival con Luchino (Visconti) e le hanno messo in mano i premi da consegnare. Davvero troppo poco per una star del suo calibro. Sarebbe stato meglio se non fosse stata presente al festival. Una considerazione che abbiamo riservato anche alla prestigiosa Franca Valeri ospite della prima serata.
Insomma si è avuta la netta sensazione che Fazio e la Littizzetto abbiano bruciato i propri ospiti. Forse anche involontariamente li hanno sminuiti nel tentativo sempre fallito di valorizzarli. E quando più l’ospite era importante tanto più l’atteggiamento di Fabio Fazio diventava mellifuo, ricadendo nel classico “vallettismo” proprio della sua gestione a Che tempo che fa.
Luciana Littizzetto, nella serata finale, non ha risparmiato battute a senso unico, compresa la gag con il maestro Vessicchio che aveva tutta l’aria di sopportare pazientemente. Dopo ciinque serate impiegate a fingere una passione amorosa, la partner di Fazio deve aver capito che il pubblico ne aveva abbastanza. Ma non c’era più la forza di “inventare” nuove idee, anche perchè la creatività non si è mai manifestata durante le cinque scarne e mediocri serate. Un bene di lusso che neppure i cachet di lusso sono riusciti a tirar fuori dai cervelli degli autori. In quest’ottica si inserisce anche il finto sposalizio per fiction fatto dal prete di Rai1 Don Matteo, arrivato in sella alla sua bici per celebrare le penose nozze spettacolari. Il matrimonio è un sacramento e, purtroppo, se ne è abusato nel tentativo di affidare a Don Matteo- Terence Hill il miracolo di risollevare gli ascolti.