Dopo un brevissimo segmento iniziale, nel quale sembrava che almeno la ricostruzione dell’epoca potesse essere accettabile, il fantasma delle trash- fiction della coppia Garko Arcuri si è fatto sempre più inquietante.Fino a materializzarsi in un’atmosfera riconducibile agli standard della soap opera.
Unica differenza con le precedenti serie “garkiane” è la chioma svolazzante, la “scapigliatura” al vento del protagonista che, nelle intenzioni degli sceneggiatori, deve sottolinearne l’appeal sul pubblico femminile.
E Garko-Valentino alla sua maniera, sguardo fisso e espressione immutabile, fisico statuario mostrato il più possibile, fa quel che può; si concede alla fiction con la consapevolezza come affermava De Coubertin, che l’importante è partecipare. E lui partecipa: tutto il resto compresa l’immedesimazione nei personaggi, può passare in secondo piano. La recitazione è solo un banale, insignificante, dettaglio.
La leggenda di Rodolfo Valentino, il cui stile come attore fu ammirato persino da Charlie Chaplin, meritava molto di più. Meritava soprattutto una partecipazione più vera e corale, una ambientazione più credibile, una sceneggiatura di maggior spessore. E un interprete che non fosse solo uno statuario bronzo di Riace cattura audience al femminile.
Tutta la sceneggiatura ha come unico filo conduttore l’attività amatoria di Rodolfo Valentino sulla quale ci si sofferma con dovizia di immagini e di primi piani. La telecamera non lascia mai il volto e il corpo di Garko, lo segue nei suoi spostamenti da una parte all’altra del set rimandando al telespettatore il fisico statuario ma anche la staticità del protagonista.
Un discorso a parte per il cast. Si differenziano, nella melassa informe della recitazione, ben poche figure che hanno , in qualche modo, salvato la fiction dalla completa debacle.Angela Molina e Orso Maria Guerrini, innanzitutto: rappresentano un’oasi nella desertificazione imperante. Anche Giuliana De Sio si ritaglia un suo spazio e una propria dignità interpretativa. Dalila Di Lazzaro fa quel che può. Asia Argento è troppo pretenziosa.
A volte si aveva la sensazione di essere capitati sul set di un fotoromanzo: annullare l’audio del televisore e vedere solo le immagini scorrere sullo schermo poteva divenire un bisogno impellente, secondo soltanto ad un altrettanto impellente impulso: cambiare canale.
C’è forse, una sola differenza con prodotti come Il segreto o Elisa di Rivombrosa: questi ultimi sono frutto della scatenata fantasia degli sceneggiatori, mentre Rodolfo Valentino è realmente esistito.E’ quindi un personaggio riconoscibile che non ha nulla da dividere con la fiction.