Diciamo subito che l’idea è senza dubbio interessante. Zoro e la sua compagnia si fanno seguire con attenzione. La visione alternativa che offrono della vita politica, è attenta ai dettagli, ai piccoli particolari che sfuggono ai media tradizionali. In quest’ottica non ci si può distrarre. Gazebo è l’esaltazione del “particolare” sviscerato nelle sue forme più inconsuete e analizzato con ironia non banale.
Ad esempio, nell’ultima puntata, Zoro ha analizzato i recenti sviluppi della crisi politica, dalla remissione da parte di Bersani, dell’incarico ricevuto dal Presidente della Repubblica, di formare un nuovo governo, fino alla nota lista dei dieci saggi nominati da Napolitano. Zoro, mescolato tra i giornalisti presenti nella sala stampa del Quirinale, ha puntato l’attenzione sull’immobilità dei corazzieri, sul singolare gabbiano che stazionava all’ingresso del Quirinale, ha colto le espressioni di alcuni protagonisti, tra cui il capogruppo M5S al Senato Vito Crimi e le ha “spiegate” a modo suo.
Tutto ciò è godibile e originale. Come lo sono le riprese spesso deformate, dei volti in primo piano. Ma questa parte dedicata ai commenti politici alternativi, ci appare troppo lunga, alla fine l’attenzione del telespettatore finisce per affievoliirsi. Perchè l’originalità dell’impostazione non sempre conserva la medesima efficacia e con il trascorerre del tempo diventa meno interessante.
Inoltre, da evitare, il dialetto romano troppo accentuato del conduttore. Il rischio potrebbe essere quello di rendere appetibile l’ironia del programma solo all’interno del raccordo anulare. E sinceramente il programma merita di più. Quindi bisognerebbe “italianizzare” il linguaggio.
L’allegra compagnia, di cui Zoro si circonda, contribuisce a rendere l’atmosfera goliardica quanto basta. Infatti altra caratteristica di Gazebo è il taglio giovanilista a cui si aggiunge la voglia di parlare di politica in maniera differente dall’ingessato linguaggio tradizionale. Buoni i contributi del disegnatore Marco Dambrosio (in arte Makkox) che ha anche realizzato il logo sigla di chiusura del programma. Meno accettabili i commenti da tuttologo di Marco Damilano, nonostante si sforzi di proporli in maniera leggera e ironica.
La seconda parte di Gazebo fa le pulci ai commenti lasciati dai soliti noti non solo della politica, sui social network. Twitter gioca il ruolo principale. Ogni settimana Zoro analizza, alla sua maniera, i dieci migliori tweet e li commenta facendoci spesso intravedere il lato dell’umorismo involontario contenuto nei 140 caratteri.
Infine: Zoro dovrebbe anche improvvisare e andare a braccio nella discussione con i suoi ospiti in studio. Ma questo valore aggiunto, non sempre è visibile. La sensazione è che tutto, invece, sia stato scritto a tavolino e che esista un copione. La scrittura a priori, però, non rappresenta un fattore negativo, quando le battute sono ben scritte, sono intelligenti e non volgari.