Trent’anni fa, la sera del 5 gennaio del 1984, Pippo Fava fu trucidato davanti al Teatro Stabile di Catania. Lo fecero stramazzare a terra cinque colpi di pistola. Aveva lavorato fino a poco tempo prima nella redazione de “I Siciliani” con il gruppo di giovani che lo aiutava nella realizzazione del mensile.
Intellettuale siciliano di grande spessore, pagò con la vita l’aver rivelato, per la prima volta in tv, i rapporti che intercorrevano tra il potere politico e la mafia. Il suo obiettivo era cercare la verità, costi quel che costi, e raccontarla per formare, nei giovani soprattutto, una nuova coscienza civile. Quello che il potere politico non gli perdonò fu il contenuto dell’intervista rilasciata, solo una settimana prima di essere ucciso, ad Enzo Biagi. “Io ho visto molti funerali di Stato: e spesso gli assassini erano sul palco delle autorità”, disse con la consapevolezza di affermare il vero. E continuò: “i mafiosi non sono tra noi, sono in Parlamento, sono bancheri, persone che stanno ai verici dell’Italia e sono in grado di fare quel che vogliono”. Quelle parole segnarono la sua condanna a morte. Era troppo, la mafia non poteva più sopportare oltre.
Enzo Biagi realizzò un’intervista rivelatrice. nel senso che consentì al grande pubblico di conoscere la personalità di un uomo abituato a dire: “A che serve vivere se non si ha il coraggio di lottare?”. E lui non solo aveva scelto di lottare, ma anche di trasmettere il valore della verità ad un gruppo di giovanissimi da lui chiamati nella redazione de “I Siciliani”.
Il docu-film “I ragazzi di Pippo Fava” ripercorre la storia del giornalista attraverso le emozionanti ma lucidissime testimonianze dei giovani giornalisti che gli furono accanto. Ideato e scritto da Gualtiero Peirce e Antonio Roccuzzo, prodotto da Cyrano New Media con RaiFiction con la regia di Franza Di Rosa, è tratto da “Mentre l’orchestrina suonava gelosia”, un libro scritto da Roccuzzo, che fu appunto uno dei “carusi”, uno dei “Ragazzi di Pippo Fava”.
Il docu-film è basato su tre linee narrative: la fiction, che ricostruisce il carattere e le emozioni di quel gruppo di ventenni aiutanti di Fava, i video di repertorio – in parte inediti – che consentono di conoscere la personalità e il carisma di Pippo Fava e due testimonianze: di Claudio Fava, figlio di Pippo e che fu anche lui uno dei ragazzi della redazione e di Antonio Roccuzzo.
Il progetto televisivo è arricchito dalla partecipazione straordinaria di Leo Gullotta che recita accanto a un gruppo di attori giovanissimi ma molto bravi e convincenti. Come i telespettatori vedranno, non siamo in presenza soltanto un film su mafia e antimafia, ma di una storia di formazione nella Sicilia degli Anni Ottanta. Protagonisti alcuni giovanissimi giornalisti che seguirono il loro direttore nell’impresa di svelare gli stretti legami che inquinavano la vita di una “tranquilla città di mafia” come Catania, in quell’Italia cupa che veniva come “illuminata” una volta al mese dall’uscita del mensile “I Siciliani”. Purtroppo durò poco.