“Siamo alla Dear, in particolare allo Studio 5 Nomentano. Oggi questo è un set soprattutto televisivo, ma qui sono stati girati film come ‘Fratello sole, sorella luna’ ed ‘In nome del popolo italiano’”, ricordano Lillo & Greg, i mattatori di “610”, programma cult di Radio2 Rai. “Sono onorato di presentare questo premio che omaggia il cinema italiano dal 1956”, apre le danze Greg, raggiunto poco dopo da Lillo (occhiali alla Johnny Depp e ciuffo capriccioso), che finge la prima gag: il suo ritardo è dovuto al fatto che è rimasto chiuso in camerino.
Al loro fianco la presenza silenziosa (tranne un intervento iniziale di presentazione giocando sulla sua altezza che domina Lillo) di Elisa Silvestrin, annunciatrice tv, nonché seconda classificata al concorso di Miss Italia 2006, che consegna ai “premiatori” le buste sigillate dal notaio col nome dei vincitori. Nella drammaturgia della cerimonia tv c’è l’intervento a tratti della voce fuori campo del doppiatore Roberto Pedicini, il “The Voice” che annuncia in grande stile i vincitori.
In prima fila l’anima del premio, Gianluigi Rondi, presidente dell’Accademia del cinema italiano David di Donatello, e Luigi Gubitosi, il direttore generale della Rai. Il primo ingresso tra gli ospiti è di Elena Sofia Ricci: “E’ la festa del cinema – dice l’attrice -, al di là di chi saranno i vincitori, è la festa di tutti noi che siamo qui”.
A trionfare nella notte di quelli che sono definiti gli Oscar italiani sono stati Giuseppe Tornatore e Valerio Mastandrea. Il regista di Bagheria, classe 1956, riceve per “La migliore offerta” il David di Donatello per il miglior film ed il miglior regista (com’è successo l’anno scorso per “Cesare deve morire” ai fratelli Paolo e Vittorio Taviani che lo premiano con la statuetta per la migliore pellicola) ed il David Giovani (assegnato da oltre 6 mila studenti di tutta Italia). “Sono felicissimo, molto contento – afferma Tornatore -. Grazie ai miei produttori che hanno affrontato il film con entusiasmo straordinario. Ringrazio tutti i giurati dell’Accademia del cinema italiano, il presidente Gianluigi Rondi e voglio dedicare questo premio a tutti coloro che nonostante le difficoltà non hanno smesso di volere fare i film”. Giancarlo Giannini che gli consegna la statuetta come miglior regista gli dice: “Premiando te premio la gioia, l’amore ed il coraggio di fare il cinema”. In tutto, il film con protagonista Geoffrey Rush si aggiudica sei statuette. Si aggiungono, infatti, quella al Migliore Musicista, Ennio Morricone, cui viene tributata una standing ovation (“Ho ricevuto tanti David di Donatello, ma è come se fosse il primo – dichiara il maestro commosso -. Questo film ha segnato per me una rivoluzione nello scrivere la musica”); quella alla migliore scenografia a Maurizio Sabatini e Raffaella Giovannetti; e quella al Migliore Costumista Maurizio Millenotti. “Peppuccio grazie – esclama Millenotti -, con te si vince sempre”. Il costumista dedica il David di Donatello al suo paese Reggiolo, piegato dal sisma, che fu set di Federico Fellini per “La voce della luna”.
Oltre che di Tornatore, la cui “Migliore offerta” si può definire oggi “Nomen omen”, la 57esima edizione dei David di Donatello è anche la festa di Valerio Mastandrea. Protagonista al cinema dall’anno scorso ad oggi con “Romanzo di una strage”, “Gli equilibristi”, “Padroni di casa”, “Il comandante e la cicogna” e “Viva la libertà”, l’artista romano classe 1972 sigla una doppietta: è miglior attore non protagonista per “Viva la libertà” e miglior attore protagonista per “Gli equilibristi”. Dedica il primo premio alla “cinquina dei candidati (in lizza con lui Stefano Accorsi, Giuseppe Battiston, Marco Giallini e Claudio Santamaria, ndr), amici prima che colleghi” ed il secondo ad Ivano De Matteo. “Non me l’aspettavo il premio come miglior attore protagonista, questo lo dedico ad Ivano: è suo – dice Mastandrea -. E’ un riconoscimento al film, lo dedico alla sua famiglia: la moglie lo ha scritto, il figlio lo ha interpretato”. Di “Viva la libertà”, con Mastandrea, è premiata anche la sceneggiatura. “Sono particolarmente felice – afferma il regista Roberto Andò, che con Angelo Pasquini firma anche la sceneggiatura -, ci siamo attenuti al principio che il cinema è la vita senza le parti noiose. Mai come in questo caso la sceneggiatura è stato il viatico per la leggerezza”.
Nel medagliere, però, dopo “La migliore offerta” salgono sul podio “Diaz” con quattro statuette e “Reality” con tre. In particolare, Paola Minaccioni (che dà vita ad un piccolo sketch con Lillo & Greg con cui collabora a “610”) premia il Miglior Fonico di Presa Diretta Remo Ugolinelli ed Alessandro Palmerini per “Diaz” e, per lo stesso film di Vicari, i Migliori Effetti Speciali Visivi “Storyteller” – Maruio Zanot (“questo premio – afferma Zanot – lo dedico a tutti i ragazzi massacrati all’interno della ‘Diaz’”).
Luca Argentero (presentato come quello che è approdato al cinema d’autore provenendo dal “Grande fratello”, cosa che per l’attore non deve essere considerato “un preconcetto”) consegna il David come Migliore produttore a Domenico Procacci che dice: “Film come ‘Diaz’ hanno senso ed utilità, non dovrebbe essere così difficili produrli”. Mentre Anna Foglietta premia il montatore della pellicola: Benni Atria. “E’ stato un film difficile da realizzare – afferma Atria -. E’ stata una grande esperienza per me”. La stessa attrice annuncia il premio per la Migliore fotografia che va al compianto Marco Onorato, scomparso giusto un anno fa, il 2 giugno 2002 (la prossima settimana al cinema arriva l’ultimo film per cui ha lavorato “Cha Cha Cha” di Marco Risi). A ritirare il premio attribuitogli per “Reality” di Matteo Garrone il figlio Attilio: “Mio padre – dice – mi ha insegnato l’amore per il lavoro, anche se faccio altro. Mi ha dato un grandissimo esempio”. A “Reality” altri due premi, quelli per il “trucco e parrucco”: il Migliore Truccatore è Dalia Colli, mentre Daniela Tartari è il Migliore Acconciatore.
Come migliori attrici vengono premiate Margherita Buy e Maya Sansa. Enrico Brignano (che dà vita ad una gag in siciliano su cui si gioca tra film d’evasione e d’impegno) premia Maya Sansa per “Bella addormentata”, dove interpreta una donna sfiduciata dalla vita. “La battaglia di Marco Bellocchio per il libero arbitrio è uno dei motivi per cui lo stimo”, afferma l’attrice in dolce attesa. Mentre Carlo Verdone (che alla Dear ha girato “Un sacco bello” e “Bianco rosso e Verdone”) annuncia: “Era destino, ‘Maledetto il giorno che t’ho incontrato’, Margherita Buy, Milla”. “Sono felicissima. Saluto Maria Sole. Sono felice di aver fatto questo film faticoso ma bellissimo e che rappresenta tante donne”, afferma la protagonista di “Viaggio sola” diretto da Maria Sole Tognazzi.
Sul palco incastonato in una scenografia dominata da pellicole in cui domina il David di Donatello sfilano anche: Rocco Papaleo, che premia il miglior regista esordiente, Leonardo Di Costanzo, per “L’intervallo”; Max Gazzè, che oltre a Morricone come miglior musicista, consegna il premio anche per la Migliore Canzone Originale che è “Tutti I Santi Giorni” (musica e testi di Simone Lenzi, Antonio Bardi, Giulio Pomponi; Valerio Griselli, Matteo Pastorelli e Daniele Catalucci, interpretata da Virginiana Miller per il film “Tutti I Santi Giorni”); Gabriella Pession, che annuncia il Miglior Cortometraggio “L’esecuzione” di Enrico ed il Miglior Documentario di Lungometraggio “Anija – La Nave” di Roland Sejko; e Luca Barbareschi, che proclama il Miglior Film dell’Unione Europea, “Amour” di Michael Haneke (Teodora Film e Spazio Cinema), ed il Miglior Film Straniero, “Django Unchained” di Quentin Tarantino (Warner Bros. Pictures Italia).
Il David Speciale 2013 alla carriera va al maestro Vincenzo Cerami. All’annuncio sullo schermo scorrono le immagini de “La vita è bella”, film per il quale è stato candidato all’Oscar nel 1999 con Roberto Benigni, che – lui assente – ritira il premio assieme a Nicola Piovani. “Viene premiato come scrittore di cinema, ma per me è un paroliere. Sono l’artigiano che s’incontra con il poeta”, afferma Piovani. “A Cerami io avrei dato il David di Donatello dopo venti minuti che l’ho conosciuto – dice il toscanaccio -. Mi ha insegnato a scrivere la storia di un sogno. Lui è precisissimo come solo i grandi visionari sanno fare”. “Siccome non è riuscito a venire qui – afferma Piovani -, glielo andiamo a portare noi adesso”.
Ed è Aisha Cerami al ricevimento in Quirinale a leggere l’indirizzo di saluto del padre Vincenzo a nome del Cinema Italiano. Un cinema italiano a cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si rivolge con queste parole: “Viviamo tempi molto difficili, lo sapete tutti meglio di me, li vive anche il cinema, li vive ciascuno di voi per il suo lavoro nel cinema, però è molto importante che, nonostante queste difficoltà, voi vi presentiate con il bilancio con cui si è chiuso il 2012 e con questa ricchezza di energie, di risorse, di talenti, in una fusione tra le generazioni che sempre mi colpisce”. Il Capo dello Stato ricorda come sia importante che “ci sia soprattutto nelle istituzioni piena consapevolezza di quel che il cinema italiano rappresenta per l’Italia e per il mondo”, sottolineandone il “ruolo storico e la sua funzione nazionale e sociale”. Ma sprona il mondo del Cinema Italiano: “Abbiamo le carte in regola – conclude il Presidente Napolitano – per guardare al futuro del cinema italiano con fiducia senza sottovalutare i problemi, ma senza mai scoraggiarci e senza mai cadere nella lamentazione. Quindi convinzione, volontà e naturalmente passione, ma se non c’è passione non c’è cinema”.