E’ quanto è accaduto alla serie Come un delfino, in onda da mercoledì 15 maggio su Canale 5. Scritta, ideata, diretta e prodotta da Raoul Bova, la storia è sicuramente piena di buone intenzioni, tra cui quella di portare all’attenzione dei mass media lo sport, in particolare il nuoto. E per il conseguimento di questo obiettivo la FIN Federazione Italiana Nuoto ha messo a disposizione tutte le migliori strutture e ha dato ogni supporto possibile durante le riprese.
Non è bastato. Innanzitutto perchè la sceneggiatura si è mostrata molto banale e scontata nel raccontare vicende di sport intrecciate a storie di mafia. La mafia, infatti, è la grande protagonista che pretende di condizionare la vita dei giovani nuotatori. Certo son tutti provenienti da realtà disgregate e tutti ex delinquenti con precedenti penali, ma sono stati in grado di redimersi. Il fine è il riscatto e la riconquista della dignità personale. Ottima finalità che si perde nella scrittura e nella prevedibilità degli eventi.
Vi si aggiunga che la mafia è un argomento fin troppo fruttato dalla fiction di casa nostra, quindi ha bisogno di un’iniezione di originalità e di un rinnovato appeal per fare ascolti e destare intesse. Ingrediemti inesistenti in Come un delfino. Tutto è poggiato sulla figura di Alessandro Dominici (Raoul Bova) l’ex campione di nuoto che ha sollevato i giovani nuotatori dal degrado e li ha portati all’onore e al prestigio della medaglia d’oro. Bova conduce il gioco, dando anche l’impressione di farsi da parte. Ma aleggia su tutta la vicenda un’atmosfera di dejà vu che forse non sarebbe stata perdonata ad un altro regista, produttore e scrittore.
Inoltre: la serie è una sorta di continuazione delle due puntate dal titolo omonimo andate in onda due anni fa. Che bisogno c’era di riprendere in mano la storia e rimescolare le carte, quando già il riscatto dei giovani nuotatori era una realtà e la mafia era stata vinta? Non si poteva pensare ad un’altra idea, più innovativa e aderente alla realtà?
L’impressione, insomma, è che ci si trovi dinanzi ad una fiction per famiglia. Nel senso che, nella costruzione della vicenda televisiva, ha fatto tutto la famiglia Bova. E forse non è un caso che le quattro nuove puntate abbiano avuto una serie infinita di rinvii in palinsesto. Prima programmate a gennaio, sono slittate a marzo, fino ad andare in onda adesso, a chiusura della stagione televisiva.
Una scelta singolare e tra l’altro penalizzante. Anche perchè la prima puntata di Come un delfino è andata in onda contro la replica de Il Commissario Montalbano su Rai1. Sembrava facile vincere, ma non è andata così: il delfino Bova si è dovuto accontentare del 14,90% di share contro il 21,95% di Luca Zingaretti e del suo “Montalbano sono!