Con la frase “dove eravamo rimasti? Enzo Tortora salutò il suo pubblico quando tornò a condurre Portobello, una volta che fu riconosciuto innocente e assolto con formula piena dalla tremenda e infamante accusa di appartenere alla camorra. Per questo motivo una mattina del giugno 1983 fu platealmente arrestato e sbattuto sotto i riflettori con le manette ai polsi. La fiction è ispirata a tre libri scritti su Tortora, tra cui Fratello segreto della sorella Anna Tortora. Ciò significa che la ricostruzione televisiva del drammatico errore giudiziario di cui fu vittima Enzo Tortora, è molto vicina alla realtà. Ma non basta.
Esprimo, innanzitutto le mie perplessità sulla fiction, in quanto tutta la vicenda Tortora è stata più volte affrontata e presentata in maniera dignitosa anche sul grande schermo. Nel 1999, infatti arrivò nelle sale Un uomo perbene con la interpretazione di Michele Placido, nel ruolo del conduttore. E la miniserie con Ricky Tognazzi nel doppio ruolo di regista e attore, non aggiunge nulla a quanto era stato già detto. Inoltre sulla fiction è caduto il silenzio dei familiari di Tortora ai quali Raifiction ha inviato lo script dell’ultima sceneggiatura, senza averne in cambio un cenno di adesione. Il che non significa tacito consenso
La somiglianza di Tognazzi con il conduttore è abbastanza accettabile. Merito del trucco e forse dello studio che ha fatto sugli atteggiamenti di Enzo Tortora. Ma la recitazione appare troppo caricaturale, marcata, esprime lo sforzo di calarsi nel personaggio a tutti i costi. Non è la migliore interpretazione dell’attore. Bianca Guaccero nella parte dell’ultima giovane compagna, Francesca Scopelliti, appare come una sorta di ornamento nella fiction. Nel senso che non lascia il segno. Mentre Carlotta Natoli, che da il volto ad Anna Tortora, la sorella di Enzo, è davvero poco credibile. Innanzitutto viene da quattro stagioni di commedia leggera: in Tutti pazzi per amore, infatti, è un singolare personaggio femminile molto strampalato e buffo. Vederla, all’improvviso nel ruolo serio e drammatico di Anna Tortora suscita perplessità e qualche sbandamento da parte del telespettatore, abituato al suo timbro di voce e ai suoi atteggiamenti in tutt’altro contesto. Non è stata una buona scelta.
Buona, invece, l’interpretazione di Tony Sperandeo nella parte di un recluso siciliano che convive nella stessa cella di Tortora. Qui c’è anche un altro carcerato, Ruggero che è Francesco Venditti. Quindi questa è una fiction “tutta in famiglia”. Ci sono Simona Izzo che ha scritto la sceneggiatura insieme a Giancarlo De Cataldo e Monica Zappelli, il figlio Francesco che già seguiamo in Pechino-Express, oltre naturalmente, il doppio ruolo di attore e regista ricoperto dal compagno della Izzo, Ricky Tognazzi. Quattro bei cachet per i membri della famiglia allargata Izzo-Tognazzi-Venditti.
Credibile, per la consumata esperienza, l’attore Enzo De Caro nel ruolo del giudice Mariani. Il giudice, cioè, che rivede il processo Tortora e contribuisce all’assoluzione del conduttore. Ciro Petrone, invece, che interpreta l’altro recluso in cella con Tortora è il giovane divenuto famoso con il film Gomorra e non riesce a sdoganare la sua immagine da quel tipo di filmografia.
Quasi tutta la fiction è stata girata a Napoli, dove il presentatore visse il suo incubo kafkiano. Molte scene hanno avuto come palcoscenico gli interni della Rai di Napoli e di Roma, una sorta di omaggio che l’azienda ha voluto rendere al presentatore, al quale è stato legato da un rapporto altalenante e controverso. Conclusione: davvero non se ne sentiva il bisogno.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione , tutto il cast di attori e produttore, ha rigettato l’accusa di strumentalizzazione che potrebbe essere mossa al nuovo progetto Rai su Tortora.E a difesa del loro operato annunciano l’intitolazione al presentatore, morto nel 1988, di una strada di Napoli, voluta dall’attuale sindaco De Magistris.