Arisa, portafoglio che piange a parte, perché ha scelto di tornare a X Factor?
A X Factor avevo lasciato qualcosa di incompiuto, e sono tornata per completare quel percorso. Ovviamente vincendo. E voglio anche insegnare ai mie ragazzi ad essere comunicatori, voglio far capire loro l’importanza di imparare a comunicarsi per essere testimonianza di se stessi agli altri. Se io non avessi canzoni così importanti come La notte, Contro vento, Guardando il cielo da cantare, probabilmente non canterei. Bisogna sempre trovare la motivazione, e questa motivazione sta nel messaggio e nella comunicazione.
Nella prima edizione aveva accanto Simona Ventura, Morgan, Elio. Cosa le mancherà di loro questa nuova avventura?
«Sicuramente il polso di Simo, l’eloquenza di Morgan e il sarcasmo di Elio».
Come sono invece questi nuovi, rivoluzionari giudici?
Molto diversi tra loro e dalle persone che ho avuto accanto dieci anni fa. Non so ancora cosa mi aspetta, in generale quando fai una esperienza con altre persone, poi ti devi abituare a loro. Però loro sono molto professionali. Un po’ meno di me. Loro parlano sempre di lavoro, lavoro, lavoro, per me invece X factor non è proprio lavoro, è più un’esperienza. Perché è una cosa che mi dà tanto e che mi assorbe tanto. Ho passato tutta l’estate a pensare a questi ragazzi che sono diventati un po’ parte della mia famiglia, per questo non identifico X factor con il lavoro e sono sempre un po’ fuori luogo. Mah, vediamo cosa succederà…
Che edizione sarà questa?
Sarà una edizione molto provante, impegnativa, perché dovrò cercare di non arrabbiarmi – e se dipendesse da me a un certo punto tirerei le sedie, però non lo devo fare – e devo cercare comunque di “svangarmela” alla grande, con quella politically correct che non mi contraddistingue. Dovrò impararla quest’anno. E sarà davvero dura. Ma ce la farò. X Factor quest’anno sarà una sfida anche per me.
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Rispetto alla prima edizione, si sente cambiata?
Un po’ sì; gli anni passano velocemente e facendo questo lavoro si cambia molto più in fretta. Se prima badavo molto alla perfezione, adesso mi piace di più la personalità, mi piace che le persone si interroghino sulla propria storia. È molto importante adesso la testimonianza di chi sa parlare al pubblico di se stesso.
L’essere l’unica donna in giuria come la fa sentire?
Secondo me mi crea degli svantaggi, perché io di base mi trovo bene con le donne, con loro riesco a instaurare dei rapporti così profondi che alla fine litighiamo probabilmente, però sono molto profondi. Invece con gli uomini ho quasi una sorta di riverenza. Nel senso… io gli uomini non li ho mai capiti, e quindi non mi danno mai una pace dentro che mi renda tranquilla. Gli uomini sono diventati le nuove donne, e le donne sono diventate i nuovi uomini. Che fregatura!
Per questo, forse, si sono creati malumori, screzi con Fedez?
No, smentisco, smentisco (ride, ndr)… Lui dicesse quello che vuole, a me che mi frega! In realtà non ho un rapporto negativo con lui, però diciamo che io di solito con i bambini ci gioco e invece stavolta mi tocca lavorarci. Comunque sia, di base siamo tutti dei professionisti e vogliamo fare bene musica e farla fare bene agli altri.
Cosa cerca in un cantante?
L’originalità. Sinceramente sono un po’ stanca di vocine perfette; io amo l’imperfezione, l’anima, la persona, il sangue. Manuel Agnelli dice che sono attratta dai freaks. D’altra parte anche io sono un po’ freak, nonostante le mie canzoni. L’umanità vera sta nel freak. Ma Vasco Rossi non è un freak? Ed è la più grande star che abbiamo in Italia! Una volta ho letto sul diario di una mia amica una frase che mi rimarrà in testa per sempre: “Sii te stesso, il mondo venera gli originali”. Adesso non più tanto, perché abbiamo paura di farci piacere qualcosa che non corrisponde ai canoni di quello che piace alla massa, però è vero che l’originalità cattura, è coraggio, comunicazione, è un mondo, è qualcosa da dire, è un vissuto, una storia. Ecco perché quest’anno ho fatto certe scelte. Mi piacerebbe molto esplorare mondi inesplorati in italiano, sperimentare nuovi stili che nella mia produzione non posso sperimentare a pieno perché i miei fans mi amano per quello che ho fatto fino ad ora e per una parte di me. Quindi le altre mie parti le eserciterò con i talenti di X Factor.
C’è qualcuno che l’ha colpita tra tutti i concorrenti?
Sì, un rapper che si chiama Lorenzo. Quando ha fatto il provino ha cantato ripiegato su se stesso, come stesse dicendo che la vita era stata particolarmente amara con lui e ora voleva una possibilità. E io gliel’ho data questa possibilità. Non perché sono Gesù, ma ho insistito per far sì che lui avesse la sua possibilità, perché alla fine è quell’esempio che serve ai ragazzi che vedono X Factor. L’esempio che qualcosa può succedere, significa cioè non abbandonare la speranza, i sogni, non dare per scontato che tutto sia vano prima di provarci.
Arisa, ma chi ha l’X-Factor secondo lei?
Per me ormai sono quelli che potenzialmente non ce l’hanno l’X-Factor ad avercelo davvero.
Quanto è difficile fare musica oggi in Italia?
Io spero sempre che le cose cambino, perché è diventato tutto estremamente difficile. Dal canto mio, sto cercando di fare un percorso alternativo, nei teatri, con uno spettacolo che non è un concerto vero e proprio, ma ha anche una parte che è quasi un recital.
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Ha più volte detto di voler prendere una pausa dalle scene per dedicarsi ad altro, magari ad una famiglia tutta sua…
Io ho scelto da sempre la libertà, quella di espressione, di movimento, di vestiario. E questo significa poter condurre una vita normale anche facendo questo lavoro. Quindi se dovessi diventare mamma, come sogno tanto, starei a casa per un po’ e poi magari porterei mio figlio con me tra un impegno e l’altro. All’estero. Comunque per ora non c’è nessuna cicogna in arrivo: la pancia che vedete è solo colite!
Il suo futuro professionale, dunque, si chiama “estero”?
Sì, per diffondere la mia musica anche in altri Paesi. E poi le mie canzoni sono scritte per la gente, quindi mi piacerebbe che tutti avessero la possibilità di conoscere il significato dei brani che ho la fortuna di cantare.