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Sbandierato come un evento unico ed eccezionale dalla rete diretta da Ilaria Dallatana, il Collegio ha mostrato subito l’assenza di una pur minima credibilità. Programma maldestro, basato su un copione discutibile per le modalità con cui è stato scritto, non ha rivelato nulla di originale se non la presunzione della rete di rincorrere un pubblico giovane che non si riconosce in nessuna delle sue proposte. Tanto meno in questa.
I giovanissimi protagonisti per fisicità, comportamenti, modi di porsi e di studiare, non hanno nulla in comune con i colleghi di un’epoca così lontana. E dimostrano tutta la propria insofferenza per regole che non appartengono alla loro generazione.
Insomma la sensazione è di trovarsi dinanzi ad una recita scolastica (con tutto il rispetto per questo genere) mal riuscita, guardata con malinconia e persino con irritazione da un pubblico che si aspettava molto di più. Inoltre, il tentativo di ricreare l’ambientazione e la severità educativa del 1960, si è scontrato con il montaggio poco efficace e scialbo e con il succedersi di filmati d’epoca che avrebbero dovuto essere esplicativi. Invece riescono a rendere ancora più monotona tutta la successione dei giorni in classe dei ragazzi.
Come in ogni docu- reality c’è la voce narrante: nel caso de Il collegio ci pensa Giancarlo Magalli a spiegare quanto accade ed a cercare un fil rouge tra il passato e il presente raccontato. Dovrebbe essereci ironia nella narrazione del povero Magalli che, purtroppo, contribuisce, chissà quanto consapevolmente, a rafforzare il senso di inadeguatezza della scrittura dei testi. Si avverte subito che sono vani gli sforzi per far rispettare le regole agli studenti in tutte le fasi della vita del Collegio. Dai cosiddetti sorveglianti ai docenti, impacciati e fuori luogo oltre che fuori epoca, tutto è forzatamente costruito e irreale.
Non ha funzionato la costosa macchina del tempo costruita da Rai2 in un inutile sussulto di originalità.
Naturalmente è rispettato il decalogo del docu-reality o peggio del reality i cui protagonisti sono tra l’altro minorenni. Ognuno degli studenti, infatti, fa le proprie considerazioni, esprime le proprie impressioni al punto che, spesso, sembra di essere precipitati nelle cucine di qualche talent dedicato agli under 16.
Il Collegio segue le varie lezioni degli studenti e, quel che viene messo in evidenza in maniera purtroppo chiara, è il senso di impreparazione degli stessi e le risposte assurde, persino divertenti, che hanno fornito ad alcune domande degli insegnanti. Sembrava di essere ad Avanti un altro! oppure a La pupa e il secchione. Mancava solo Francesca Cipriani ingabbiata in una divisa studentesca con il suo strabordante décolleté.
Infine arrivano, puntuali, il crollo dei ragazzi e le telefonate disperate ai genitori all’insegna del “non ce la faccio più”. Da non sottovalutare la lunga durata del docu-reality che ha contribuito ad affossare definitivamente l’inutile prodotto.
Ma davvero la Signora Caterini vanta quei titoli di critica che sono elencati nel suo profilo ?
Ovviamente un programma può piacere o non piacere, può essere ben impostato o meno, può essere definito bello o brutto, ma quanto scritto dalla Signora Caterini nella sua critica, a mio parere è solo un modo per uscire dal coro e dire: io vedo cose che voi umani ecc….
E’ ovvio che un pubblico giovane non si riconosce in questa proposta (non credo di dover spiegare il perchè).
Come può affermare :” guardata con malinconia e persino con irritazione da un pubblico che si aspettava molto di più”. Su quali basi scrive questo ? Lei si definisce “IL PUBBLICO” ? La prima puntata è stata trasmessa ieri sera e Lei si fa portavoce di tutto il pubblico che vi ha assistito? A quante persone ha chiesto il parere ?
Altra sua frase:”Dai cosiddetti sorveglianti ai docenti, impacciati e fuori luogo oltre che fuori epoca, tutto è forzatamente costruito e irreale.” Forse la Signora non ha ben capito che i ragazzi non sono stati REALMENTE trasportati indietro nel tempo, ma stanno RIVIVENDO le realtà (e confermo che era proprio così) dei loro coetanei dell’epoca.
Per quanto riguarda il format del reality, mi sembra evidente che la presenza a noi nascosta delle telecamere sia ben visibile ai ragazzi e ne influenzi in parte i comportamenti, che, comunque, mi sembrano abbastanza veritieri.
Quel che io leggo in questa trasmissione è il baratro di cultura, di educazione, di rispetto per le regole e per il prossimo che emerge tra la società di quel tempo e quella dei giorni nostri, ma anche il fatto che i ragazzi, se ben seguiti, in primis dai genitori (piercings, tatuaggi, costosi smartphon, shopping selvaggio, a 14 anni ???) e poi dalla scuola (come si fa a promuovere tanta ignoranza???), sono per lo più disponibili ad accogliere, o quantomeno a valutare, i valori sopra indicati.
Gentile Signora Caterini, la invito a ripensare con uno spirito un po’ più sereno a quello che è stata l’intenzione degli autori del programma, che, a mio modesto parere, non da critico televisivo, ma da persona che ha vissuto gli anni 60 e sta vivendo l’oggi, credo abbia aperto una nuova finestra, e, forse, qualcuno vedrà una nuova luce.
Con cordialità.
Quanto mi sento distante dalla recensione di Marida Caterini! A chi ha avuto la fortuna, nella vita, di vivere situazioni similari, IL COLLEGIO è sembrato invece un grande capolavoro, capace di fare riflettere seriamente sul crollo di certa pedagogia giovanilistica oggi molto frequentata. Ho trovato il reality ben fatto ed anche originale, capace di trasmettere luci ed ombre di una scuola (quella attuale) totalmente impoverita rispetto al passato e di una educazione che, purtroppo, fa acqua da molte parti.
Sono anch’io d’accordo con i due commenti precedenti che sono in contrasto con quanto scritto dalla giornalista Caterini.
Per ragazzi e ragazzi che si trovano nell’età 13-16 anni e che vivono la scuola di oggi, i comportamenti dei coetanei, il bullismo, la mancanza di attenzione a volte della famiglia e spesso lo scarso impegno e a volte la prepotenza e la vessazione di alcuni docenti l’assistere ad una scuola ed a metodi educativi severi si ma appunto volti a far capire l’importanza dei divieti o dei sacrifici imposti ai ragazzi puo’ essere un modo per creare in loro una possibilità di riscatto da certe mancanze all’interno del corpo docente e comunque da parte di chi li dovrebbe seguire ed educare. Si crea penso un momento di riflessione che certamente ha una sua valenza.