Rai 1 ha trasmesso la prima puntata della serie La guerra è finita di cui vi proponiamo la recensione. La storia racconta il ritorno alla vita degli ebrei sopravvissuti al nazismo ed ai campi di concentramento. Tra questi ci sono moltissimi bambini. E sono proprio loro i veri protagonisti della fiction in quattro puntate.
Nel cast ci sono Michele Riondino, Isabella Ragonese e Carmine Buschini, ovvero il Leo di Braccialetti Rossi.
La guerra è finita recensione
La serie vuole portare all’attenzione del pubblico il difficile ritorno alla vita dei piccoli ebrei rinchiusi nei campi di concentramento e scampati all’olocausto. L’obiettivo di Rai Fiction è certamente positivo. Temiamo però che la diluizione della storia in quattro puntate sia eccessiva.
Probabilmente sarebbe stato meglio concentrare la vicenda in due appuntamenti successivi. Da sottolineare l’impegno civile inseguito da Rai Fiction nell’ambito del servizio pubblico dell’azienda di viale Mazzini.
C’è però da notare una certa lentezza nell’evolversi degli avvenimenti raccontati. La sceneggiatura di Sandro Petraglia ha scelto questa cadenza rallentata ma l’effetto sul telespettatore non è immediato. Insomma si respira una lungaggine negli eventi raccontati che poteva essere evitata ricorrendo al formato della miniserie in due puntate.
Anche per quanto riguarda l’ambientazione, siamo in presenza di location molto scarne, quasi ridotte all’essenziale. Certo questo è un ingrediente necessario per documentare lo stato di povertà in cui si trovava l’Italia subito dopo la Liberazione del 25 aprile del 1945.
Da sottolineare comunque la coralità della recitazione e l’impegno del regista Michele Soavi nella gestione di un gruppo di bambini di età molto differente. Sono stati loro i protagonisti di un racconto che diventa sempre più intimo e scava nelle profondità dell’animo logorato dagli orrori della guerra.
Il fine della fiction è di mostrare come un gruppo di volontari sia riuscito ad agire positivamente sull’animo dei bimbi per far dimenticare loro il tragico passato della loro infanzia.
L’analisi dei personaggi
Tra i personaggi principali ci sono Michele Riondino e Isabella Ragonese. Alla credibilità della loro interpretazione, si unisce la verosimiglianza interpretativa del gruppo di coprotagonisti. Ognuno ha una storia personale differente l’una dall’altra.
E proprio questa caratteristica conferisce alla fiction un’emozione che fortunatamente non sfocia nella retorica di mestiere. Insomma dinanzi al telespettatore si apre una realtà spesso poco conosciuta. E, a far da contorno, ci sono le riprese, quasi tutte in esterna. Si sono svolte prevalentemente in Emilia Romagna, ma spesso sono apparse prive quella patina di antichità necessaria per inserire il racconto nella giusta dimensione epocale.
Carmine Buschini sta cercando di conquistare un proprio futuro professionale al di là del personaggio Leo di Braccialetti Rossi con il quale si è fatto conoscere dal pubblico. Tanta buona volontà, ma la strada è ancora lunga.
Naturalmente Rai Fiction non può fare mai a meno di una grande storia d’amore. E puntualmente è presente anche in La guerra è finita. È proprio la love story, ancora non esplosa in tutta la propria passione, a far da filo conduttore alle vicende di tutti i personaggi. Perché ognuno è coinvolto nel presente dell’altro e tutti insieme cercano di guardare ad un futuro migliore.
Infine: altra caratteristica di Rai Fiction è la speranza presente anche in La guerra è finita. In un periodo molto complicato per la nostra storia recente può aiutare a guardare innanzi con fiducia, proprio il passato dei nostri antenati.