Questa nuova creatura “crozziana” è superiore per efficacia e incisività delle battute ai precedenti appuntamenti del comico su La7. Ma credo sia sbagliato definire Maurizio Crozza semplicemente “un comico”. E’ qualcosa di più: una sorta di filosofo della risata che riesce a affrontare le grandi tematiche politiche con spirito minimalista, riducendole quasi ad argomenti da bottega. In questo modo se ne prende gioco e coinvolge il pubblico. L’ironia che ne scaturisce non è mai banale o fine a se stessa, ma incisiva e dissacrante.
Ad esempio: la parodia di Flavio Briatore mostra un Boss tronfio di se stesso ma intriso della cultura gossipara caratteristica della peggiore stampa rosa. Il falso Briatore spiega il suo illuminato pensiero economico- finanziario dal quale, all’improvviso, spuntano fuori le starlette del sottobosco dello spettacolo. L’accostamento singolare spiazza chi ascolta e suscita ilarità. “E’ bello vedere negli occhi di Sylvie Lubamba la gioia quando vede il tramonto dalla terrazza di un mega hotel a cinque stelle nella savana” dice commosso il Briatore di Crozza. La rappresentazione del paese delle meraviglie viene fuori semplicemente dall’unione di personaggi opposti che parlano linguaggi diametralmente differenti.
La prima parte del programma, invece, è una analisi impietosa dell’attuale situzione politica e sociale del nostro paese. Le meraviglie scaturiscono dalle scoperte che Crozza ci fa fare, frase dopo frase, di sprechi, incongruenze, assurdità spesso nascoste di cui il grande pubblico non ha conoscenza. L’incredulità che ne deriva è simile a quella di Alice dinanzi al cappellaio matto, per fare un esempio. Questa parte iniziale assomiglia alla copertina che Maurizio Crozza realizza ogni settimana per Ballarò. Un’indagine sui mali e le incongruenze della società e della politica visti sotto l’ottica della più spietata incisività satirica.
Crozza è divenuto la coscienza critica della mala Italia, l’accusatore di una razza politica che non vuole saperne di mollare il potere. La sua parodia di Formigoni è divenuta un vero e proprio cult, alla quale si aggiungono le imitazioni di Berlusconi e di altri personaggi che variano di settimana in settimana. L’ultima che si aggiunge alla galleria, è quella di Francesco Guccini.
Oltre alla caustica vis comica che in questa edizione de Il paese delle meraviglie è particolarmente incisiva, gioca a favore del programma, la ritrovata brevità della formula: solo 50 minuti. L’umorismo è un distillato di intelligenza, quandi non va diluito: questa è la grande verità che ha capito Crozza e che è riuscito a far capire anche al direttore di rete Paolo Ruffini. Per coprire allora lo spazio della seconda serata rimasto vuoto, La7 manda in onda segmenti rimontati per l’occasione, delle altre trasmissioni di Maurizio Crozza.