Durante la scorsa edizione, la madre di tutte le polemiche è stata la diatriba su Adriano Celentano, ospite della prima e dell’ultima serata. Il 62esimo festival di Sanremo è riuscito a delegittimizzare la figura del Molleggiato come “predicatore”. Mai era accaduto che del Re degli ignoranti si distinguessero le due personalità e se ne desse di ognuna un giudizio completamente opposto. La platea sanremese (teleguidata? istruita alla contestazione?) ha sonoramente fischiato il Celentano predicatore, urlandogli contro epiteti poco consoni al contesto festivaliero. Ma appena Celentano smetteva di parlare e iniziava a cantare, volavano giù applausi scroscianti e manifestazioni di grandimento.
Il messaggio è chiaro: gli italiani hanno chiesto a Celentano di interpretare la sua musica, accantonando ogni altra attività legata alla sua voglia di predicare in pubblico.
E’ dal famoso Fantastico del 1987 che gli interventi del Molleggiato in tv destano scalpore e polemiche e fanno scorerre fiumi di inchiostro. Allora invitò a votare contro la caccia e si era alla vigilia del referendum. Questa volta ha esortato la Chiesa a occuparsi più di Dio e degli afffari celesti e meno di quelli terreni. Giustissima provocazione che perà andava direzionata diversamente e soprattutto comunicata al grande pubblico con parole più rispettose. Lui invece, ha chiesto di chiudere due giornali simbolo dell’universo cattolico: Avvenire e Famiglia Cristiana.
Il passo falso è tremendo. Come si può, in una società nella quale la stampa è già in enorme difficoltà, auspicare la chiusura di ben due organi di informazione? Risultato: dalla ragione che pure poteva avere, il predicatore passa alla parte del torto.
Ma l’errore più grande di Celentano è stata la sua insistenza. Durante il secondo intervento, nella serata finale del festival, è tornato sull’argomento tentando in maniera maldestra una sorta di giustificazione che si è rivelata peggiore dell’attacco. Meglio avrebbe fatto ad ignorare quanto aveva detto percedentemente e scegliersi altri argomenti di conversazione. Ad iniziare da quelli a sfondo ecologico a lui molto cari.
In questo modo avrebbe evitato le contestazioni, i fischi che lo hanno più volte interrotto ed alla fine lo hanno costretto a cantare, raccogliendo, finalmente, applausi e consensi.
Probabilmente, Adriano Celentano sperava con le sue esternazioni, di ripetere l’exploit fatto la scorsa stagione ad Anno Zero. Intervenendo massicciamente durante il periodo elettorale per la scelta dei sindaci di alcune grandi città, come Milano e Napoli, il Molleggiato ha espresso chiaramente la sua posizione politica.
Ma Sanremo non è Anno zero. L’interessato, sperava, probabilmente, di ripetere la manovra in campo religioso con il migliore degli intenti: riportare la società di oggi alla riscoperta di una dimensione di vita meno terrena e più spirituale, spronare a parlare maggiormente di Dio e meno di beghe e intrighi. Ma che bisogno c’era di accanirsi così tanto e chiedere la chiusura di due organi importanti di informazione? Lui che predica di valori cristiani, morali e cattolici, poteva agire in maniera più consona.
La dommanda adesso è d’obbligo: che succederà l’otto e il nove ottobre, quando Celentano sarà in concerto all’Arena di Verona, con la ripresa delle telecamere di Canale 5? Rinuncerà a predicare a modo suo? Mediaset dovrebbe lasciare all’ex Molleggiato “libertà di parola”. Intanto l’attesa e la curiosità sono destinate a crescere esponenzialmente.