I quattro padroni di casa, Alessandro Haber, Rocco Papaleo, Sergio Rubini e Giovanni Veronesi, hanno indubbiamente uno spessore professionale ed una grande capacità comunicativa come hanno dimostrato. Ma la prima puntata di uno show ha sempre bisogno di un rodaggio che arriva solo nel corso delle puntate successive. E neppure i maledetti amici di Rai 2 sono usciti indenni dallo scotto dell’esordio.
Maledetti amici miei su Rai 2 – la recensione
La prima parte del programma di Rai 2 ha mostrato subito la propria anima: a metà strada tra uno spettacolo teatrale e una riunione tra vecchi compagni d’avventura che, quando si incontrano, si scatenano in discussioni e ricordi.Utilizzano un linguaggio familiare e goliardico, vanno indietro nel passato e, come ubriachi di amicizia e di vita vissuta insieme, mostrano l’aspetto migliore, ma anche quello peggiore.
La seconda parte ha assunto volutamente un aspetto trasgressivo. I quattro amici, appena conclusa la fascia protetta, hanno voltato pagina, hanno iniziato a esprimersi con termini grossolani, sviscerando tutte quelle parolacce che si erano tenute dentro, quasi gelosamente custodite in attesa di potersene liberare.
La parte più convincente di tutto il programma è coincisa con la presenza di Carlo Verdone. L’attore e regista ha ricordato alcuni episodi del film Italians del 2009 di cui è stato regista proprio Veronesi. La chiacchierata è scivolata via, fluida e godibile ed è stata arricchita dalla “carrambata finale”: è arrivata in studio l’attrice con cui Verdone aveva girato alcune scene sadomaso.
Nonostante la coralità del progetto e l’affiatamento tra i quattro protagonisti, le prime due ore dello show hanno sofferto di una lentezza strutturale che si è successivamente stemperata nel corso della puntata. Quando tutti hanno preso coscienza di essere dinanzi a riflettori televisivi e non teatrali, la resa è stata migliore ed il ritmo è stato più veloce.
Ognuno degli amici ha saputo ritagliarsi uno spazio in cui esibirsi senza gli altri. Tra monologhi, canzoni, gag,commedia e musica, la coralità e l’individualità si sono sapientemente alternate in modo da offrire al telespettatore differenti punti di vista. Ad esempio Alessandro Haber si è trasformato in cantante, Papaleo e Veronesi, che è stato il vero coordinatore della puntata, hanno proposto monologhi così come Rubini che ha raccontato le sue vicissitudini con un autista sui generis.
Meno convincenti sono stati gli interventi di Max Tortora e Margherita Buy. L’attrice ha riproposto, in brevissima sintesi, i suoi interventi di donna ansiosa e piena di complessi nel programma radiofonico condotto da Veronesi su Radio 2 “Non è un paese per giovani”.
Tortora ha cercato di calarsi in un detective da serialità televisiva dalle atmosfere alla Sherlock Holmes: ma questa parte si è rivelata decisamente banale.
Ho visto, anzi tentato di resistere alla visione della puntata di giovedì 10 ed è stata veramente dura farcela. Comicità grossolana, battute da avanspettacolo, egocentrismo a vagoni e volgarità, tanta volgarità. Una squadra di disturbati mentali guidati da un regista rincoglionito
TANTA VOLGARITA’ ANCHE UN PO DI MASCHILISMO SOPRATTUTTO NEI CONFRONTI DELLA BELLUCCI CHE MALE HA FATTO A PRESTARSI!!!