Parole forti ed intense, fin troppo, dedicate ad una Rai in cui è entrato ragazzino ed è uscito giornalista. Neppure un accenno ad Urbano Cairo che lo ha accolto a La7. Per ascoltare il ringraziamento al nuovo editore bisogna attendere mezz’ora dopo mezzanotte, quando si chiude la prima puntata di Non è L’Arena. Giletti lo etichetta “editore libero la cui esistenza, oggi, nel nostro paese, è simbolo di civiltà e democrazia”.
Le quattro lunghissime ore di diretta, iniziate con una evidente e malcelata emozione, si sono consumate in un alternarsi di argomenti, molti dei quali avevano rappresentato dei veri e propri cavalli di battaglia dell’ex Arena di Rai1. I vitalizi e le pensioni baby, ad esempio, sono stati riproposti in un lungo segmento nel quale Giletti ha sfoderato la sua anima di castigatore di “facili costumi” sia politici che sociali.
Evidente il bisogno di mostrare una documentazione accurata e puntigliosa di ogni servizio. Chiaro l’obiettivo di imporsi, in una rete in cui l’informazione è il trend dominante, come il valore aggiunto. Giletti, dopo un inizio incerto, ha lentamente ripreso in mano il suo mestiere quasi dimenticando di essere a La7. E, quando se ne ricordava, sembrava un amante abbandonato desideroso di mostrare fino in fondo quelle qualità non apprezzate dal partner che lo ha cacciato.
Il giornalista apre il programma con il caso Tulliani, l’uomo che la sua troupe ha contribuito a far arrestare a Dubai. Servizi pieni di particolari e ampiamente documentati hanno occupato un lungo spazio con testimonianze e ospiti in studio molti dei quali già visti a L’Arena come Klaus Davi.
Poi, per finire, un altrettanto lungo segmento dedicato alle molestie sessuali subite da attrici da parte di registi e produttori. Un argomento scottante che sta dilagando in tutti i contenitori ed i talk show. E Giletti ha seguito la tendenza.
Intanto dal nuovo appuntamento ci si attendeva un allontanamento netto e visibile dallo schema de L’Arena che c’è stato solo in minima parte a causa di una iniziale incertezza del giornalista su come muoversi in una casa che ancora non sente sua.
Inoltre il talk show è troppo lungo: quasi quattro ore di diretta, soprattutto la domenica sera sono un lasso di tempo infinito che rischia di far volgere altrove l’attenzione dei telespettatori. Lo scopo è ben evidente e il padrone di casa non lo ha nascosto: cercare di scalfire qualche punto di share a colui che considera il diretto concorrente: Fabio Fazio con Che tempo che fa in diretta e in contemporanea su Rai1.
Giletti e Fazio si sono controllati a distanza in una estenuante sfida a chi cedeva prima. Ha ceduto Fazio che ha chiuso i battenti 15 minuti dopo mezzanotte. Tranquillizzato, Giletti alle 24.30 ha salutato i telespettatori.
Sempre molto chiaro e non tendente a nessuna fazione politica. Troppo lungo per la domenica sera. Comunque congatulazioni per la professionalità di Giletti.