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Presentati i giurati, incluso il famoso regista di cinepanettoni, la gara può iniziare.
Comincia Andrea Frattellini, visto nella prima puntata. Anche questa volta si presenta con il suo pupazzo, che è il nonno 97enne: per svegliarlo, bisogna dirgli che c’è un cantiere nelle vicinanze. Il pupazzo-nonno va ancora dietro alle donne, ma non si ricorda più perché.
Per Abatantuono, l’umorismo del ventriloquo è molto garbato ed educato. Approva anche Ruffini, mentre la Lucarelli avrebbe voluto ritrovare il pupazzo-zio visto in precedenza. A Vanzina, Frattellini ricorda alcune esibizioni di Las Vegas. Si all’unanimità.
Il secondo in scaletta è Stellina, colui che si è presentato alla giuria raccontando una barzelletta che era una pernacchia continua. Stavolta invece, punta sulla sua fisicità abbondante: canta testi di hit rivisitate parlando della sua passione per il cibo, muovendosi a tempo e cambiandosi d’abito dietro un pannello.
Ruffini si sbellica dalle risate, mentre per la Lucarelli questo è intrattenimento da villaggio turistico. Naturalmente Ruffini dice si, e Vanzina si aggiunge.
Dopo il primo break pubblicitario tocca a Spicu, che va dallo psicologo perché la madre preferisce la sorella a lei.
Abatantuono le suggerisce di rinforzare il testo, perché non può affidarsi solo al suo verso-tormentone che esce fuori quando, durante il monologo, l’inconscio esce fuori e si rende conto che la madre tiene più alla sorella. In generale, più che come cabarettista, se ne notano le capacità recitative: tre si.
Si prosegue con Ceccovecchi e Storti. La coppia improvvisa sul momento: la Lucarelli sostiene di non essere sorpresa perché ha già visto performance simili, e il pubblico la fischia rumorosamente. Abatantuono le dà in parte ragione: in una prospettiva professionale futura, avrebbe voluto vedere anche altro. Per Ruffini sono “eccezionali”: dicono si lui e Vanzina.
Massimiliano Sirico è il supereroe che spara contro le canzoni neomelodiche: l’esibizione si basa soprattutto sulla gestualità a suon di musica, dato che il comico non pronuncia battute. Non va avanti.
I Duo Manuel vengono interrotti sia da Abatantuono che dalla Lucarelli. Per il primo ricalcano una stile vecchio che richiama quello di Franco e Ciccio, mentre alla Lucarelli evocano atmosfere da sagra. Loro spiegano, effettivamente, di voler fare conoscere ai giovani quella comicità vecchia che non conoscono, come Ric e Gian e, appunto, Franco e Ciccio. Abatantuono ne approfitta per sfottere il conduttore: “Pure noi, abbiamo Cirilli”.
Peppe e Ciccio hanno trovato il modo di viaggiare senza spendere soldi: con l’immaginazione. Uno degli scambi di battute tra i due: “C’è odore di basilico”, “Infatti è buio pesto”. Ruffini e Vanzina danno il loro si.
Antonello Arabia, monologhista, ci parla dell’esperienza dal dentista. Pezzo debole, senza battute: a differenza della prima volta in cui l’abbiamo visto, si regge tutto sulla sua padronanza del palco. Va al giudizio finale grazie alla Lucarelli e Vanzina.
Hermes e Titina sono due moderni Romeo e Giulietta, ma lei scappa. Nel frattempo, c’è spazio per uno scioglilingua di lei. Per Abatantuono il testo è “loffio”; Ruffini sottolinea che la dinamica è poco chiara, perché se lui è innamorato di lei e vuole salire, non si capisce perché debba prenderla in giro per l’aspetto fisico. Tre no.
Dalle Marche, Piero Massimo Macchini. Il comico racconta di essere un genio incompreso: lo capiscono solo nelle Marche. Nel frattempo, passa in rassegna il personaggio di Giacomo Leopardi: è difficile trovare un filo conduttore nel testo, come poi sottolineano un po’ tutti. Abatantuono e Vanzina lo mandano al giudizio finale.
Francesco Rizzuto è una “mitragliata di battute” per Ruffini; non è l’umorismo preferito dalla Lucarelli, ma comunque il comico passa.
Mauro Villata dedica una poesia alla fidanzata che l’ha lasciato. I giurati l’avevano trovato più efficace la volta scorsa al punto che Ruffini, che lo conosce, si sente in difficoltà. Riesce comunque a passare con due si.
Enzo Emmanuello, capocantiere, racconta di quando il suocero l’ha mandato a comprare un “coso” in ferramenta. Parte il gioco di parole: il suocero siciliano utilizza il termine “coso” per tutto, così lui va in ferramente parlando in italiano, cioè utilizzando sempre la parola “coso” e traducendo solo le altre. Piace a tutti.
I prossimi in scaletta sono Dondarini e Dal Fiume. L’uno cerca di spronare l’altro ad avere i tempi comici, l’altro fa il flemmatico e finge di non capire quanto gli viene detto.
Abatantuono mette in evidenza il silenzio del pubblico, che non era di delusione ma di attesa; Ruffini prla di “metacabaret”. Si unanime.
Penultimo ad esibirsi, il siciliano Renzo Sinacori. Racconta di quando lui e la moglie, dopo aver visto il film 50 sfumature di grigio, hanno tentato di emulare Mr Grey. Accede al giudizio finale, anche se l’esibizione è stata ritenuta un’occasione un po’ sprecata.
Infine, Giovanni D’Angella che, come vi abbiamo riportato, è uno dei favoriti alla vittoria. Il ragazzo ha una malattia: è pigro, tanto che il suo sogno è spostare gli oggetti con il pensiero. Per fargli una sorpresa, la mamma gli ha procurato un colloquio di lavoro: il capo gli ha detto che, comunque, si inizia alle otto, e lui ha risposto che non c’è problema, possono cominciare quando vogliono. “E se le dico contratto a tempo indeterminato”; “Rispondo che basta con le minacce”.
Terminate le esibizioni, si passa ai voti della giuria. Ecco i nomi dei concorrenti che vanno in finale: Giovanni D’Angella, Dondarini e Dal Fiume, Andrea Frattellini, Enzo Emmanuello e Spicu. Carlo Vanzina ripesca Renzo Sinacori. La cinquina si aggiunge a quella della prima puntata di semifinali, andata in onda giovedì scorso.
Tra votazioni e replay delle perfomance dei vincitori di questa seconda semifinale, la puntata chiude a una manciata di minuti dalla mezzanotte.